L’Ospedale San Giovanni
Storia di un luogo, presenza di Carità.
La prima opera strutturata è stata l’ostello che nel 1216 il cardinale Giovanni Colonna fondò per pellegrini, poveri e malati presso la chiesa di Marcellino e Pietro nell’attuale via Merulana. L’ostello era chiamato: Sant’Antonio iuxta Lateranum. L’istituzione venne affidata alla confraternita religiosa detta Compagnia dei Raccomandati del Salvatore. Un secolo dopo, agli inizi del Trecento, questa istituzione era divenuta insufficiente per lo scopo e allora i Raccomandati decisero di costruire un nuovo ospedale più grande. Il Capitolo della basilica Lateranense concesse in perpetuo ai sindaci dei Raccomandati un fabbricato che costituirà il nucleo originale del nuovo ospedale il quale si sviluppò poi a fianco del Laterano presso l’antico acquedotto di Nerone.
Da notare che all’epoca della costruzione il Papa non era a Roma ma, per la turbolenta situazione romana, si era rifugiato ad Avignone da dove tornò solo nel 1370. L’ampliamento del nuovo ospedale fu permesso da un lascito del conte Everso dell’Anguillara, famoso condottiero di tante guerre locali combattute intorno alla metà del XV secolo. Scrive Gaetano Moroni, dignitario pontificio dell’Ottocento, che il lascito di Everso fu fatto in pentimento dell’iniquità e invasioni da lui commesse. Lo stemma gentilizio di Everso si può vedere all’ingresso della Sala Mazzoni dell’ospedale seicentesco.
Il nuovo ospedale venne intitolato all’Arcangelo Michele dal nome di una precedente chiesa lì esistente ed era comunemente chiamato “Ospedale dell’Angelo”. L’Ospedale era formato da due grandi corsie: la primitiva Corsia Vecchia e la successiva Corsia Nuova.
La statua dell’Angelo, che ornava l’ospedale a lui dedicato, è posta ora nell’antico atrio della sala Folchi, anch’essa antica corsia dell’ospedale seicentesco.
Il complesso ospedaliero dell’Angelo funzionò fino al diciassettesimo secolo quando in epoca meno turbolenta grazie alla la restaurata l’autorità papale, tra il 1630 e il 1636 venne realizzato, su progetto di Giacomo Mola un nuovo ospedale: l’Ospedale del SS. Salvatore, quello che si può ancor oggi ammirare in piazza San Giovanni in Laterano. Era formato da due grandi fabbricati a due piani, uno prospiciente la piazza, la Sala Mazzoni, e uno perpendicolare alla sua destra, la Sala Folchi preceduta dal bellissimo atrio che costituiva l’ingresso dell’intero complesso. L’ospedale era sì dedicato al Salvatore ma giacché sorgeva presso la Basilica di San Giovanni è stato sempre appellato dal popolo romano Ospedale San Giovanni.
Pochi anni dopo, tra il 1655 e il 1656 venne edificato l’Ospedale delle Donne, il Santa Maria (architetto Giovanni Antonio De Rossi) che ha funzionato quale Clinica Ostetrica dell’Università di Roma fino ai primi decenni del Novecento quando è stata inaugurata la nuova sede dell’università La Sapienza.
Al piano superiore del Santa Maria, nella parte anteriore c’è un grande stanzone con una sola finestra. Lì alloggiavano nascoste le cosiddette “celate” le donne che dovevano celare il loro stato di gravidanza perché avvenuto al di fuori del matrimonio.
Il nuovo ospedale San Giovanni, quello attuale, è stato edificato negli anni Cinquanta del secolo scorso. Terminato nel 1958, era perfettamente funzionante per i giochi olimpici del 1960 tenutisi a Roma. Nel 2018 ricorre così il suo sessantesimo anniversario. Una ventina d’anni fa ne è stata ampliata la zona d’ingresso e modificata la facciata. Alla stessa epoca l’ospedale secentesco è stato abbandonato e destinato ad altro uso.
Dal 1836 i Religiosi Camilliani quali Cappellani ospedalieri offrono la loro assistenza spirituale ai degenti ed al personale. Ai Cappellani, oltre all’assistenza religiosa ai malati, era un tempo affidata l’istruzione della “Famiglia Bassa” (infermieri ed inservienti); oggi l’impegno è quello di una formazione alla cura olistica della persona. L’assistenza religiosa negli ospedali infatti non può limitarsi solo ad un aspetto spirituale, ma deve necessariamente formare ed accompagnare le persone ad una visione completa della vita fisica, psichica e spirituale. Attraverso l’insegnamento di Camillo, i suoi religiosi, lasciano l’impronta della “nuova scuola di carità” rivolta ai malati di ogni ceto, condizione sociale e razza, affinché giunga ad ognuno la tenerezza della presenza del buon samaritano. Nel corso della storia molti sono i Santi romani che hanno svolto il loro servizio in questo nosocomio, oltre alla presenza di Camillo, il Beato Luigi Tezza, fondatore delle Figlie di San Camillo, vi fu cappellano; il carmelitano Angelo Paoli, iniziatore della clown Terapia; la Beata Raffaella Cimatti, delle Suore Ospedaliere della Misericordia.
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Religiosi Camilliani
Ospedale S. Giovanni – Addolorata
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