Non tutta l’alcol fa male allo stesso modo: ecco la bevanda alcolica meno dannosa per il corpo

Non tutte le bevande alcoliche hanno lo stesso impatto sul corpo umano, ma è fondamentale precisare che alcuni effetti dannosi sono comuni a tutto l’alcol. Negli ultimi anni, numerosi studi e istituzioni sanitarie hanno sottolineato che il consumo di qualsiasi tipo di alcol comporta potenziali rischi per la salute, quali l’aumento delle probabilità di sviluppare diverse patologie, tra cui tumori, malattie cardiovascolari e problematiche epatiche. Nonostante ciò, alcune categorie di bevande alcoliche sono state oggetto di ricerca scientifica per individuare possibili differenze nel loro impatto, considerando elementi come il grado alcolico, la presenza di antiossidanti e il contenuto calorico.

Alcol e rischio per la salute: cosa dice la ricerca

È un luogo comune assai diffuso pensare che un modesto consumo di vino rosso o di altre bevande fermentate possa avere effetti protettivi, in particolare sul sistema cardiovascolare. Le vecchie ricerche suggerivano una certa protezione contro le malattie ischemiche, soprattutto in presenza di consumo moderato. Tuttavia, evidenze più recenti smontano progressivamente questa convinzione. Gli effetti protettivi, quando esistenti, sono minimi e largamente compensati dall’incremento del rischio oncologico e da altre patologie associate al consumo regolare di alcol, anche in basse dosi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità raccomandano di ridurre il più possibile l’assunzione di alcol per prevenire malattie e mortalità evitabile.

Tra le bevande alcoliche più comuni, non esistono differenze sostanziali nei rischi legati alla salute in presenza di quantità di alcol equivalenti: una lattina di birra, un bicchiere di vino o un bicchierino di superalcolico apportano circa la stessa quantità di etanolo e dunque favoriscono rischi simili per l’organismo. A livello molecolare, il danno deriva principalmente dalla trasformazione dell’alcol in acetaldeide, composto tossico e cancerogeno, indipendentemente dalla fonte.

L’illusione delle bevande “più sane”: vino, birra e superalcolici

Nonostante i dati generali, alcune bevande sono spesso considerate “meno dannose” per specifiche caratteristiche:

  • Vino rosso: diffuso il mito che faccia bene al cuore per il contenuto di antiossidanti e polifenoli. In realtà, i benefici di queste sostanze sono limitati dalla presenza dell’alcol, che resta la componente maggiormente tossica. Le stesse quantità di resveratrolo, per esempio, si possono assumere da fonti non alcoliche, come l’uva fresca o i mirtilli.
  • Birra: viene spesso percepita come più leggera grazie al suo minore grado alcolico e al contenuto di vitamine e sali minerali. Tuttavia, anche la birra è in grado di determinare danni, soprattutto se assunta con regolarità. Una bottiglia da 33 cl contiene circa 140 kcal e un quantitativo di alcol paragonabile a quello di un bicchiere di vino.
  • Superalcolici chiari (come vodka, gin, tequila): sono a volte promossi per il basso contenuto di zuccheri e calorie. Ad esempio, un singolo shot di tequila comporta circa 90 kcal. Alcuni studi osservano che la tequila, grazie ad alcuni zuccheri non digeribili, non provoca impennate di glicemia; il whisky, invece, non contiene grassi, carboidrati o zuccheri aggiunti, ma resta comunque dannoso a livello epatico e neurologico.

La reale differenza, quindi, non risiede tanto nella bevanda in sé, quanto nel quantitativo di alcol puro ingerito. In termini di danno sistemico, tutte le bevande alcoliche apportano rischi proporzionali alla quantità e frequenza di consumo.

La bevanda alcolica meno dannosa: c’è davvero?

Volendo comunque identificare una bevanda alcolica meno dannosa, la scelta ricade generalmente su quelle che:

  • hanno minori quantità di alcol per litro;
  • possiedono pochi zuccheri e calorie;
  • vengono assunte senza miscelazioni con additivi o altre sostanze potenzialmente nocive.

Da questa prospettiva, la birra (non aromatizzata e a bassa gradazione) può essere marginalmente meno nociva, esclusivamente per il minor contenuto di etanolo rispetto a superalcolici e vini fortificati. Tuttavia, è importante ricordare che anche la birra introduce una quantità significativa di alcol ed è quindi in grado di generare assuefazione e danni alla salute, specialmente in caso di consumo non occasionale o in soggetti predisposti.

Alcune guide nutrizionali e fonti divulgative suggeriscono che superalcolici “puri” come whisky e tequila, se consumati in piccole quantità e senza miscele zuccherate, abbiano un contenuto calorico molto basso e, nel caso della tequila, non causino picchi glicemici. Tuttavia, questi benefici sono di ordine energetico (meno calorie), non sanitario: i potenziali danni indotti dalla componente etanolica restano invariati rispetto ad altre bevande contenenti la stessa quantità di alcol puro.

Modi per ridurre il rischio: il concetto di consumo a basso rischio

Il termine consumo a basso rischio è stato introdotto per identificare livelli di assunzione alcolica tali da minimizzare il rischio per la popolazione generale. Secondo le linee guida internazionali, si tratta di meno di 10 g di alcol puro al giorno per gli adulti, preferibilmente non tutti i giorni della settimana. Tuttavia, crescono le evidenze a favore dell’astensione totale quale miglior scelta possibile per la prevenzione delle patologie croniche.

Le raccomandazioni degli enti scientifici sottolineano alcuni principi chiave:

  • Non esistono quantità sicure di alcol;
  • I benefici degli antiossidanti presenti nel vino e nella birra non compensano i rischi legati all’assunzione di etanolo;
  • Anche bevande considerate “leggere” possono indurre dipendenza e danno d’organo.

Per chi sceglie comunque di consumare alcol, sono preferibili le bevande a bassa gradazione e il rispetto rigoroso dei limiti di assunzione giornalieri e settimanali proposti dagli organismi scientifici di riferimento. Va inoltre evitato del tutto il consumo in particolari condizioni, come durante la gravidanza, l’adolescenza, l’assunzione di certi farmaci e in presenza di patologie croniche.

In sintesi, pur esistendo alcune differenze nel contenuto calorico, di zuccheri o antiossidanti tra le varie tipologie di bevande alcoliche, nessuna di queste è priva di rischi; come confermato dagli enti sanitari, l’alcol resta una sostanza tossica e cancerogena a ogni dose. Per approfondire gli aspetti chimici e molecolari legati al metabolismo dell’alcol, si può consultare la voce Etanolo.

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