“Signore, Tu sai tutto, Tu lo sai che Ti amo”
È molto bello per me ripercorrere i passi del mio cammino verso la consacrazione, e lo faccio volentieri perché rende il cuore più “morbido” e grato al Signore per questo dono tanto grande e ancora da scoprire.
Il desiderio di fare qualcosa di bello per rendere felici gli altri ha sempre alimentato tutto ciò che facevo.
Da piccola desideravo sposarmi, avere dei figli e diventare medico come mio padre, per poter aiutare i malati più poveri.
Durante l’anno di preparazione al sacramento della Cresima, iniziai a frequentare con maggior frequenza la parrocchia e a partecipare alla messa domenicale e iniziai ad esserne affascinata. Spinta dalla bellezza delle iniziative diocesane dell’Azione Cattolica, iniziai lì il mio cammino di fede. A 16 anni partecipai con mia madre ad un pellegrinaggio a Lourdes con l’Unitalsi di cui poi feci parte negli anni a seguire. Fu in questa occasione che avvenne il mio primo incontro diretto con i malati. Vedermi così giovane toccare e accudire un corpo già segnato dall’età e dalla malattia, era qualcosa che mi lasciava forti emozioni contrastanti: mi dava molta gioia perché mi sentivo utile agli altri, ma mi metteva paura. Era una cosa troppo grande per me.
Durante l’adolescenza ho coltivato sogni grandi, frequentavo la parrocchia, sì, ma ancora non conoscevo il Signore. Visitavo la Sua casa, ne ero attratta, ma non parlavo con Lui. Mi faceva paura mettermi in ascolto, fare silenzio. Andavo solo dietro i miei progetti e le mie pulsioni (molto disordinate) che lentamente mi hanno portata a vivere nella doppiezza.
Dopo le scuole superiori, nell’ottobre 2013, mi trasferii a Roma per frequentare il corso di infermieristica all’Università Cattolica. Ero felicissima perché iniziavo sul serio a costruire il mio futuro, ma fu molto difficile lasciare la comodità del nido familiare e lanciarmi in questa nuova sfida. Avevo ottenuto la libertà che tanto avevo sognato, e adesso non sapevo cosa farci.
Un mese dopo, per una racconta alimentare, conobbi alcuni volontari della Comunità di sant’Egidio. Avevo già sentito parlare delle loro attività, così presi contatto con loro ed iniziai subito a frequentare il gruppo.
Desideravo molto continuare a fare del bene, e la vita dei senzatetto mi faceva molto interrogare sulla sofferenza. Negli occhi dei poveri vedevo la fragilità umana in tutta la sua bassezza, ma anche tanta, tanta bellezza. Avevano una luce nascosta dentro: guardavo loro e vedevo il Signore.
La sera, quando rientravo a casa dopo il giro di chiacchierate e distribuzione dei pasti ai senzatetto, mi fermavo a ripensare a quello che avevo vissuto e ringraziavo il Signore tra le lacrime.
I poveri sono stati uno dei doni più grandi che il Signore mi ha fatto. Con loro ho imparato ad andare oltre le apparenze, ad esercitarmi nello scovare la bellezza che ogni fratello ha, anche se è sporco, puzzolente, antipatico o violento.
Insieme con gli altri amici del gruppo, ci occupavamo di loro in toto: dal cibo, ai vestiti, ai documenti, all’assistenza sanitaria. Così mi sono ritrovata madre pur non avendo generato nella carne. Ed è stato bellissimo.
Un amico volontario conosciuto lí, un giorno mi ha parlato delle catechesi sulle Dieci Parole tenuti da don Fabio Rosini. Ho iniziato a frequentarle e a conoscere ed avvicinarmi alla Scrittura, innamorandomene. Lì ho ricevuto anche il dono di tante e belle amicizie. Tanti fratelli di cammino conosciuti lì continuano a starmi accanto.
Il Signore lo percepivo sempre più vicino a me. Nei poveri lo potevo guardare e toccare, e nella Parola lo potevo ascoltare. Così ho iniziato a sentire un desiderio sempre più grande di andarGli incontro, di consegnarmi a Lui per intero, di rinunciare ai miei progetti per accogliere quello che il Signore mi avrebbe messo davanti, pur non sapendo cosa fosse.
A quel punto iniziai un cammino di discernimento vocazionale e fu lí che conobbi suor Gemma e suor Laura, due suore Figlie di San Camillo. Nel frattempo, il mio volontariato continuava. Gli studi erano conclusi, e avevo iniziato a lavorare in ospedale come infermiera.
La frase di Gesù citata nel Vangelo di Giovanni “ Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potere far nulla” (Gv 15,5) è stata la bussola che mi ha guidato durante gli anni cruciali della mia decisione. Sentivo che facevo tante cose belle: abitavo a Roma, città che ho sempre adorato, e a due passi dal Vaticano, lavoravo in uno degli ospedali più prestigiosi d’Europa, mi dedicavo ai poveri. Adesso però il Signore mi stava chiedendo di donarGli il cuore e sentivo fortemente che mi prometteva qualcosa di molto più bello di quello che stavo lasciando. Decisi quindi di sospendere il mio impegno con la Comunità di Sant’Egidio, certa che il Signore stesso sempre mi avrebbe messo accanto un povero da servire.
Nel 2018, dopo mesi di lotte contro tante paure e dubbi infiniti, decido anche di sospendere il lavoro e fare un’esperienza nelle Figlie di San Camillo per conoscere cosa significasse essere una consacrata e donare la propria vita a Cristo nel servizio ai malati.
Ciò che mi ha attratto della vita religiosa é stato questo aspetto di donazione totale al Signore e la bellezza di vederLo e poterLo toccare nei sofferenti.
Così piano piano ho iniziato a mollare tutto ciò che vedevo che mi ostacolava in questo slancio verso Lui, e nel febbraio 2019 iniziai il mio cammino di formazione nella congregazione.
“Signore, Tu sai tutto, Tu lo sai che Ti amo” (Gv 21,17)
Non è stato per niente facile passare da una vita completamente indipendente (gestione autonoma delle decisioni, del tempo, degli spostamenti e delle finanze) ad una vita comunitaria in cui si impara ad andare incontro alla sorella che il Signore ti ha messo accanto. Ho dovuto pregare molto, riflettere, lavorarmi, lasciarmi illuminare. Ho dovuto fare esperienza della mia debolezza, cadere tante volte, riconoscere i miei limiti, e lasciarmi amare dal Signore proprio in ciò che più mi imbarazzava.
Umanamente parlando, se togliamo Cristo dalla nostra vita, non ha senso ciò che facciamo: non hanno senso le nostre rinunce, la nostra vita insieme, né i nostri voti. È con Cristo che tutto acquista sapore e, dopo che ti scopri guardato con amore dal Signore, riconosci che la persona che ti è accanto h24 è anche lei una sorella da amare, da valorizzare, perché sai che questo ti permette di incontrare il tuo Signore.
Il 17 settembre 2022 ho emesso la mia prima professione dei voti in Brasile, dove mi ero trasferita per continuare la formazione.
Dopo alcuni mesi di esperienza lí, sono rientrata in terra italiana per continuare il mio cammino.
Scrollarsi di dosso tutto ciò che ci rende faticoso e difficile il cammino verso il Signore, é una sfida da affrontare ogni giorno. La tentazione di seguire i nostri progetti, di pensare di riuscire a fare cose belle da soli, é sempre dietro l’angolo.
Ma il Signore è sempre fedele alle Sue promesse, e ci ha detto che riceveremo il centuplo di tutto ciò che abbiamo lasciato.
Se crederemo, davvero vedremo miracoli!