La mia vocazione!
“Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,
prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato” (Ger 1,5)
Raccontare o parlare della propria vocazione è narrare le meraviglie che Dio ha compiuto nella tua vita senza che tu nemmeno te ne accorgessi. Certi passaggi, guardati a distanza, hanno dell’incredibile e tu, pur essendo stato “uno” dei protagonisti, fatichi a crederci. Eppure è vero, è tutto vero, incredibilmente vero! E allora dal tuo cuore sgorga un inno di lode a Dio che ti ha amato, scelto, chiamato e consacrato!
Mi chiamo Sr. Bernadete, sono brasiliana e sono religiosa da 22 anni tra le Figlie di San Camillo, la nostra missione nella chiesa e nel mondo è: assistere gli ammalati come una madre assiste il suo unico figlio infermo…anche con il rischio della vita.
Sono nata in una famiglia molto cattolica, ho un fratello più grande e due più piccoli. Ben presto ho imparato che la Domenica è il giorno del Signore e la prima preoccupazione era quella di andare in Chiesa. Ma dove abitavano i miei genitori non c’era, e tutt’ora non c’è, la Messa tutte le domeniche ma solo la Liturgia della Parola con la distribuzione dell’Eucaristia. E quindi per la Messa mensile, ad accompagnare il sacerdote veniva una suora, la quale era molto gioiosa e ai bambini insegnava a cantare, faceva domande sul catechismo, ecc. e questa cosa mi affascinava molto al punto da voler essere come lei. Sarei andata anche subito assieme a lei, solo che c’era un piccolo problema: io ero ancora troppo piccola: 8, 9, 10, 11, 12 anni, ed il tempo non passava mai, e oltre tutto queste suore non prendevano le ragazze molto piccole ma solo a partire dai 16 anni e io avrei dovuto aspettare ancora tanto. Ormai mi ero rassegnata, dovevo aspettare. In quelli anni era in atto una forte emigrazione dal sud al nord del Brasile e i miei genitori decidono di trasferirsi dal Paraná che sta al Sud al Mato Grosso che sta al Nord. Avevo 13 anni!
Arrivando alla nuova destinazione ho ripreso la scuola e un giorno ci avvertono che una suora desiderava parlare ai ragazzi e ragazze sulla vocazione.
Era una suora con una croce rossa sul petto e diceva di essere Figlia di San Camillo – il santo protettore degli infermi – e la loro missione era quella di dedicarsi al servizio degli anziani e degli ammalati. Ma la notizia più bella era che non avevano un limite di età per ricevere le giovani, bastava che avessero il desiderio di conoscere il Signore e avessero il coraggio di intraprendere un cammino di discernimento.
Mi ricordo che sul mio quaderno ho scritto il nome del Santo perché non avevo mai sentito parlare di San Camillo, ed alla suora che domandava se qualche ragazza fosse interessata, volentieri ho dato il mio indirizzo e la mia disponibilità. Questo credo sia stato nel mese di settembre e prima della fine dell’anno ho ricevuto una cartolina – che conservo ancora – nella quale la suora, che abitava nella città più vicina (100 km), mi invitava a conoscere la loro comunità e passare qualche giorno con loro.
A dire la verità, chi ha visto la cartolina per prima è stata mia madre perché da pochi giorni facevo la babysitter, andavo a scuola e poi rimanevo tutta la settimana presso la famiglia dove custodivo i bambini, e tornavo a casa il Sabato e la Domenica.
Appena arrivata la cartolina a casa, mia madre me l’ha portata e mi ha chiesto cosa volesse fare. In quel momento non potevo andare personalmente a visitare le suore e allora è andata mia madre per vedere dov’era, come era, ecc.
Più tardi, ero già suora, mia madre mi confidò che lei non era contenta che io entrassi in convento così giovane, avrebbe preferito che aspettassi un po’ di più – ma non me lo ha mai detto perché non voleva interferire sulla mia scelta. Anche mio padre non mi ha mai detto nulla né a favore né al contrario, mi hanno lasciato fare.
Dunque, mia madre è andata lì, ha parlato con le Suore, ha visto di cosa si trattava, che io potevo tranquillamente proseguire la scuola, ecc. … e che se volevo potevo andare a visitarle e conoscerle.
Ci andai per tre giorni subito dopo il Natale del 1986. Mi è piaciuto così tanto, mi sentivo a casa mia, tutto sembrava un paradiso. Sono tornata a casa felicissima ed il prossimo 9 febbraio 1987 ci andai per rimanere per sempre. Avevo 13 anni e 8 mesi!
Erano molte le persone che dubitavano di questa mia scelta e aspettavano il mio ritorno! Ero una ragazza molto vivace, mi piaceva la musica, mi piaceva cantare, giocare a pallavolo…
E così sono partita di casa, i miei fratelli più piccoli avevano 6 e 8 anni. Quando ci ripenso!!! Eppure vi confesso che non mi è costato poi così tanto, in me c’era la gioia, l’entusiasmo di fare quello che avevo sempre sognato.
Sono rimasta un anno nella comunità di accoglienza e quindi molto vicina ai miei genitori, ma l’anno successivo sono passata all’aspirantato a San Paolo, adesso si, molto lontano da casa e la visita in famiglia era solo una volta l’anno. Lì ho fatto la mia prima esperienza a contatto con gli ammalati e le persone anziane.
Eravamo 31 ragazze tra i 14 e i 20 anni. Durante il giorno assistevamo una settantina di anziane ricoverate nella casa di riposo e la sera frequentavamo le lezioni. Andavamo a letto verso mezza notte e ci alzavamo alle 6 la mattina. Ma vi posso dire che sono stati gli anni più belli della mia vita e se dovessi ricominciare rifarei la stessa strada!!!
Finita la maturità e dopo un anno di un corso di Ausiliare in infermieristica ero ormai arrivata al momento di prendere una decisione seria. È stato un momento difficile, di crisi (nel vero senso della parola), da una parte avevo appena concluso gli studi e mi si apriva davanti la prospettiva dell’Università, avevo sempre avuto bellissimi voti e i miei professori mi dicevano che non avrei fatto fatica a superare gli esami di ammissione, avevo appena 19 anni e tutto il mondo davanti … dall’altra gli indiscutibili segni di una vocazione avuta fin da piccola, la gioia di servire le persone bisognose, la pienezza interiore che sentivo quando mi trovavo in un pronto soccorso della periferia di San Paolo. Ma anche qui non è durato molto, solo alcuni giorni che però sembravano infiniti e ho rinnovato la mia scelta: Scelgo Dio!
E così mi hanno proposto di venire a fare la formazione in Italia presso la nostra casa generalizia qui a Grottaferrata, dove mi trovo fino adesso. Certo, un cambiamento totale, una cultura che non era la mia, la gioia della novità ma anche la difficoltà dell’adattamento, ma il Signore non ti abbandona mai, e tutto questo diventa un’ulteriore conferma della tua vocazione.
E cosi dopo gli anni della formazione ho fatto i primi voti il 19 marzo 1998 e la professione perpetua il 29 settembre 2006.
Secondo l’obbedienza ricevuta, non ho proseguito negli studi infermieristici come normalmente si fanno, ma ho intrapreso il percorso teologico. Oggi mi occupo della postulazione generale e faccio tante altre belle cose….
Quando ti doni al Signore, tu appartieni a Lui e basta. Non importa più quello che fai, dove sei, con chi sei, ma come fai le cose, come stai nel posto dove la provvidenza ti ha messo, e come ti rapporti con le persone accanto a te.
Quando ti doni al Signore…Lui prende possesso di te, ti guida, ti da forza, ti rende strumento…
E con il Salmo 27,4 ripeto:
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.