LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Marco 7,31-37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/20240901.html
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
La liturgia della Parola di questa domenica, XXIII del Tempo Ordinario, canta la passione di Dio per l’umanità: “Coraggio, non perdetevi d’animo; dite agli smarriti di cuore “non temete, ecco il vostro Dio che viene a salvarvi” Is. 35, 4 – 7.
Carissimi, è un Dio innamorato che pronuncia una Parola di speranza per ognuno di noi, per i nostri giorni affaticati, segnati da inquietudini e paure, per le nostra fragilità, per i nostri limiti. Sentire che Dio, almeno Dio abbraccia la nostra fatica, il nostro peccato e non disprezza le nostre ferite, è davvero una Buona Notizia, una luce di speranza.
Portano a Gesù un sordomuto, un uomo prigioniero del silenzio, che non può comunicare. Quest’uomo non ha certamente colpa di come è e non ha alcun merito per ciò che gli accadrà. Quest’uomo ha degli amici, gente che gli vuole bene e che lo vogliono aiutare e lo portano da Gesù. E chiedono al Signore di imporgli le mani, di prendersi cura di lui, di guarirlo. Gesù, con un gesto rispettoso e delicato, lo porta in disparte, lontano dalla folla. Non temere, tu sei prezioso per Dio , e Dio si prende cura di te.
Gesù ci dimostra con le parole e con i gesti la sacralità del corpo umano, luogo sacro di incontri con l’umano e il divino, il corpo come luogo dove si dice il cuore.
E guardando verso il cielo disse: ”Apriti!”. Apriamoci e accogliamo la luce, apriamoci per accogliere il Sole, per accogliere l’amico, apriamoci a Dio e agli altri, apriamoci anche con le nostre ferite, le quali possono diventare feritoie di luce e di speranza, guarigione e benedizione per gli altri, lasciamo che dalle nostre ferite divenute feritoie passi il vento della vita, passi la misericordia, il perdono e l’amore.
Usciamo dal nostro silenzio, dal nostro nascondiglio, apriamoci ed usciamo dalla nostra solitudine, dove ci sentiamo al sicuro e che invece rischiamo di essere la nostra prigione pericolosa e mortale.
Dicevamo che quest’uomo aveva amici, persone che gli volevano bene e che lo hanno portato da Gesù. Se amiamo veramente qualcuno non lo nascondiamo per noi, non lo facciamo nostro prigioniero neanche in una prigione dorata. Amare qualcuno è aiutarlo a distendere le ali del cuore e dello spirito perché possa volare, vivere. Mai voltare le spalle. Mai sordi verso il fratello. Mai essere muti verso l’altro. Gli amici veri fanno incontrare il Signore che ama e guarisce la vita. Dobbiamo essere canali d’incontro con il Signore.
Carissimi amici, deponiamo le armi della resistenza verso gli altri, apriamo le orecchie al grido di aiuto del fratello, apriamo la nostra benedicendo il fratello.
La nostra fede deve essere quale dell’incontro. Andare incontro agli altri, chiunque esso sia, anche il più grande peccatore. Ascoltiamo chi ha bisogno. Accompagniamo chi è solo. Ognuno di noi, nelle stagioni della propria vita, si ritrova ad essere muto e sordo, bisogno dell’altro. Ognuno di noi, nelle stagioni della propria vita, si ritrova ad essere mano che tocca l’orecchio e la bozza del fratello, mano di misericordia, di amore e di perdono.
Il principale ostacolo rimane il nostro egoismo, guardare noi stessi e non accorgerci delle necessità degli altri. Per questo, non dobbiamo escludere nessuno, non dobbiamo giudicare nessuno. Non dobbiamo avere pregiudizi sugli altri, perché quando si hanno pregiudizi si esclude il prossimo.
Chiediamo al Signore di avere il suo sguardo misericordioso per poter aiutare sempre le persone che, vicine a noi, ne hanno bisogno.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Quali luoghi e persone mi hanno portato o mi portano da Gesù?
Quando sono in disparte cosa sento, dove sono fragile?
In che modo Dio mi tocca al di là delle parole?
PREGHIERA
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Sal 145