LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo 17,1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20230806.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Celebriamo in questa domenica, la festa della Trasfigurazione del Signore e mi piace sintetizzare questa festa con uno slogan: Questione di sovrapposizione.
Cos’è la Trasfigurazione del Signore? Semplicemente una questione di sovrapposizione con l’evento del Calvario. La Trasfigurazione la possiamo comprendere alla luce del Calvario e il Calvario lo possiamo comprendere alla luce della Trasfigurazione.
“Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”, abbiamo ascoltato nel vangelo appena proclamato.
La Trasfigurazione senza il Calvario non solo non può essere capita, non solo non può essere narrata ma proprio non può esistere.
La Trasfigurazione senza il monte “che aveva loro indicato”, quello della manifestazione del Risorto, quello del capitolo ultimo del Vangelo, non è nemmeno immaginabile.
La Trasfigurazione è comprensibile solo alla fine. Non possiamo trattare mai la Trasfigurazione come evento un solitario, ma siamo chiamati a ricordarci che è stata scritta dopo, insieme al monte Calvario e a quello dell’apparizione dopo la Resurrezione.
Carissimi amici, la Trasfigurazione è la metafora della nostra vita. Siamo chiamati a vivere sovrapponendo. Imparando l’arte di muoversi, che la Vita è cosa viva e se provi a bloccarla, come si faceva con certi insetti rari in una qualche bacheca di museo, in quel momento la Vita non è più viva. Bisogna salire sul monte della Trasfigurazione non per accontentarsi, non credere che sia solo quel monte.
Bisogna salire sul monte della Trasfigurazione e sovrapporre il Calvario e sovrapporre il monte della Risurrezione e quello che emerge è un gioco di luci e di ombre misterioso e affascinante. Sovrapporre, sentire che la vita è fatta a strati e che basta graffiare via le apparenze per sentire che sotto il volto luminoso di Gesù ci sono le tenebre della passione, che sotto il volto crocifisso c’è la luminosità del Risorto, che dentro le pupille della Visione ci siamo noi, che siamo groviglio di luci e tenebre.
Siamo chiamati, in questa domenica, a imparare a leggere la vita così, spostandoci nel tempo, scendendo in profondità e volando ad altri sguardi, facendo dialogare gli eventi e il tempo e le cose, muovendoci. Altrimenti la vita inganna. Altrimenti avrebbe ragione Pietro: fermiamo tutto così, costruiamo tre tende che qui la vita è buona e promettente. Invece è proprio questo il peccato del discepolo, è questo il rischio terribile: fermare la vita come fosse un insetto da museo. Non accettare la complessità, la sovrapposizione, la mutevolezza e la transitorietà delle cose.
Gesù parla con Mosè e Elia, invano chiedersi di cosa siano il simbolo, poco importa se rappresentano la Legge e i Profeti oppure no, quello che Matteo vuole dire è che Gesù sul monte parla con gente che di casa sta in cielo. Quello che importa però è sovrapporre e vedere che sul monte chiamato Calvario Gesù sta in compagnia di due farabutti, di due scarti della società, di due condannati, gente che di casa sta all’inferno. E di sovrapposizione in sovrapposizione andare sul monte della resurrezione e vedere, vedere chiaramente, che in quelle figure di discepoli dubitanti che si chinano a terra ci sono ospiti celesti e ospiti terreni, ci sono santi e assassini, ci siamo noi. Che siamo luce e tenebra. Che siamo trasfigurazione, morte e resurrezione.
E questo dovrebbe aiutarci a non fermare mai la vita in un giudizio definitivo, a non rinchiudere in capanne rassicuranti le nostre conclusioni sulla vita.
Nessuna conclusione per ora, solo un cammino sui monti, dove la sinfonia dell’esistenza si muove tra luce e tenebre, tra santità e disumanità.
Sapere e vedere che anche sul Calvario, strappando il velo, c’è un Cireneo, un centurione e soprattutto c’è lo spazio del perdono di Gesù.
Sapere che anche sul monte della resurrezione c’è spazio per il dubbio.
Sovrapporre e stratificare la vita, carissimi amici, ci aiuterebbe a rimanere umili, e capaci di chiederci continuamente come fare spazio alla luce, come graffiare via le pareti della tenebra, almeno in un angolo, almeno lo spazio per un raggio di vita in una trama di morte. Ma anche graffiare via la troppa luce, per non dimenticare l’ombra della morte, che per ora, respira in ogni istante.
Sul Calvario solo silenzio, sul monte della Trasfigurazione una voce “questo è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento: Ascoltatelo”. Quella voce, mentre il volto di Gesù è luminoso, è inutile. Ma se sovrapponiamo, se riusciamo a sentire quella voce sul Calvario… cambia tutto. Qualcuno sul Calvario, graffiando, la voce l’ha sentita. “Questo è Figlio di Dio!” vita sovrapposta e trasfigurata, luce nelle tenebre.
Carissimi fratelli e sorelle, questa festa ci invita continuamente a sovrapporre la nostra vita. Non è solo luce. Non è solo tenebra. Non è solo sofferenza. Non è solo ricchezza. Non è solo esperienze negative o positive. Anche nel momento della sofferenza, del Calvario, della passione, di quei giorni pesanti e tristi, dove tutto va male, si cela un raggio di luce, un raggio di resurrezione, un angolo in cui siamo chiamati a trasfigurarci.
La nostra vita, come l’evento della Trasfigurazione, è un gioco di sovrapposizione. Gioie e dolori. Lacrime e sorrisi. Giorni belli e giorni tristi. La vita non è solo nero o bianco, ma è continuo sovrapposizioni di colori.
La Trasfigurazione ci aiuta a far risplendere nella nostra vita una luce incomparabile, per preparare il nostro cuore a sostenere lo scandalo della croce.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
In quali situazioni faccio fatica ad abbandonarmi al Signore che mi ama?
In che misura custodisco il silenzio come tempo per entrare in me stesso e scorgerne l’infinito?
Quali sono i miei limiti che mi impediscono di “scendere dal monte” ed essere gioioso testimone del risorto?
PREGHIERA
Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.
I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.
Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.
Sal 96