LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Luca 1,39-56
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20230815.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
La festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria ci fa vivere con la nostalgia del cielo. Cosa dice questa festa alla mia vita? Il credente è colui che ha nostalgia del cielo. Questa festa ci permette di essere dei cristiani con lo sguardo rivolto verso il cielo.
«Siamo nati e non moriremo mai più», scriveva quella straordinaria donna di nome Chiara Corbella che ci ha lasciato una bellissima testimonianza di donna, di moglie, di madre, di amica. Perché la morte è solo quella direzione di cielo che prendiamo con una rincorsa un po’ misteriosa e un po’ carica di paura.
Maria che varca il cielo ci ricorda che quello è il nostro destino, cioè quella è la nostra destinazione: il cielo. Ed è per questo che Maria è per ciascuno di noi “segno sicuro di speranza”, perché guardando Lei capiamo un po’ che fine faremo anche noi.
La liturgia che accompagna la festa di oggi ci fa leggere un brano dell’evangelista Luca in cui si racconta l’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta (Lc 1, 39-56).
È un incontro in cui l’effetto collaterale si chiama gioia: «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo», dice Elisabetta, e Maria risponde: «L’anima mia magnifica il Signore».
Carissimi amici, il cristiano è colui che vive di cielo perché “impastato” di cielo e il segno tangibile di questo è la gioia che proviamo e che portiamo.
Il cristiano o è un portatore di gioia o non è cristiano. Ma non la gioia dei sorrisi, ma la gioia di sapersi amati definitivamente. È la gioia di chi riesce a vedere che Dio rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, che confonde le idee ai superbi.
La festa di oggi, non ci parla di un dopo, ma del qui ed ora, dell’oggi, del mio presente. Il cielo non lo abiteremo domani, ma oggi siamo chiamati ad abitare il cielo. Il cristiano è colui che abita il cielo, che vive di cielo, che annuncia il cielo.
La liturgia voglia suggerirci che il vero paradiso è quando cerchiamo e troviamo qualcuno che ci vuole realmente bene, e che il primo sintomo della resurrezione è la gioia.
La stessa gioia che fa sussultare il bambino nel grembo di Elisabetta, e che fa cantare il Magnificat a Maria.
Per questo, carissimi amici, non dobbiamo per forza aspettare la morte per vivere questo cielo, per essere nella gioia vera, ma lì dove noi offriamo un amore e un’accoglienza vera suscitiamo quella gioia contagiosa che non solo riempie il cuore dell’altro ma ci ritorna centuplicata anche a noi.
San Tommaso diceva che “il bene è contagioso”, potremmo dirlo noi, oggi, con Maria che il bene è contagiosa, la gioia è contagiosa, il cielo è contagioso. La sostanza del cielo è la gioia.
Cos’è la gioia?
La gioia è sentire che la vita è piena, traboccante. Non cristiani musoni, tristi. Le nostre chiese sono abate da questi cristiani, che sanno poco di vangelo.
La gioia è vedere tutto trasfigurato dalla gratitudine così come fa Maria guardando la sua storia e la storia di tutto il suo popolo.
Essere beati, gioiosi non è aver risolto tutti i problemi ma aver visto in ogni frammento di esistenza e di realtà qualcosa che ci fa essere costantemente grati.
Il cielo non cancella chi siamo, non chiude le nostre ferite, non cancella i segni distintivi di quello che è stato il nostro cammino, ma porta tutto a un livello superiore.
Il cielo trasfigura il nostro reale fino a farlo attraversare dalla gratitudine.
Forse per questo Gesù non ha vergogna, dopo la resurrezione, di mostrare le sue mani, il suo costato e i suoi piedi feriti. Quelle ferite non sono più segno di morte, ma segno di vita.
Maria, oggi, canta questa gioia, questa beatitudine, questa vita eterna. Maria, oggi, ci insegna ad essere cristiani gioiosi, a testimoniare la gioia del vangelo che sperimentiamo nella nostra esistenza a partire dalle nostre ferite, dalle nostre paure, dalle nostre sofferenze.
La festa di oggi è davvero una finestra spalancata sul nostro destino. Nessuno di noi può ignorare questa speranza che Maria mostra con tutta la Sua vita: essere cielo.
Ci rendiamo contro, carissimi fratelli e sorelle, che noi siamo il cielo dove abita Dio. Si, siamo noi, la nostra esistenza, la nostra storia, è quel cielo in cui facciamo esperienza di Dio.
Maria assunta in anima e corpo. Si, il nostro corpo è quel cielo dove la gioia è l’unica lingua che conosce Dio.
Impariamo a parlare il linguaggio della gioia, il linguaggio del cielo. Oggi, siamo chiamati a vivere questo cielo. Oggi, come Maria, siamo assunti in anima e corpo perché il nostro esistere è semplicemente immagine di quel cielo abitato da Dio Padre.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Cosa ha fatto di grande in te il Signore?
In quale luogo della tua vita vorresti sentirti di più uno strumento nelle mani del Signore?
Quando hai rischiato di rimpicciolire qualcosa di grande che aveva fatto il Signore?
PREGHIERA
Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.
Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
Sal 44