LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Marco 1,21-28
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20240128.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
In questa domenica ci ritroviamo nella sinagoga di Cafarnao e assistiamo ad un potente esorcismo che Gesù compie, il quale ci fa uscire non solo dal sospetto nei confronti di Dio, ma anche di sollevarci dalle inutili «preoccupazioni» (1Cor 7,32) che spesso affliggono e lacerano il nostro cuore.
Siamo sinceri, nella nostra quotidianità, almeno per coloro che praticano e che sentono il desiderio di vivere di Dio, siamo guidati dal sincero desiderio, così come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, di «come si possa piacere al Signore» (7,32) in ogni occasione della nostra vita. Spesso non ci accorgiamo e avvertiamo di quanto il nostro senso religioso sia mosso e alimentato dalla paura che Dio venga a «rovinarci» (Mc 1,24) piuttosto che per aiutarci a condurre un’esistenza più piena e felice. Quante volte frequentiamo semplicemente perché dobbiamo, perché così siamo stati educati piuttosto che “gustare” l’infinita dolcezza di Dio nella mia esistenza. Dio non è tradizione. Dio non è buona educazione. Dio è gioia piena e fin quando non capiremo questo Dio sarà sempre un elemento di arredo della nostra vita e noi saremo sempre “cristiani di sagrestia” ed è gioia aprire dalle cose del mondo, cioè dalla nostra quotidianità.
Lo dice bene Paolo nella seconda lettura. Sia che ci si voglia preoccupare «delle cose del mondo» (7,33), sia che si preferisca occuparsi «delle cose del Signore» (7,32), l’importante è comportarsi «degnamente» (7,35) a partire da un cuore non «diviso» (7,34), ma aperto con fiducia a Dio. Cosa dobbiamo chiedere al Signore. Di non essere “sepolcri imbiancati”, che Dio abiti il nostro cuore pur fragile, pur limitato, mai diviso.
Il rischio più grande per noi cristiani è sempre quello di scivolare in una spaccatura interiore. Non essere ne carne ne pesce. Cristiani senza gusto e insipidi. Meglio essere come quell’uomo «posseduto da uno spirito impuro» (1,23) che si rivela l’unico capace di riconoscere in Gesù il «santo di Dio», ma anche di temerlo come una terribile minaccia.
Quando il Signore entra nei recinti della nostra vita non può che venire (anche) per distruggere tutto ciò che è estraneo alla verità del suo amore. Dio con autorità interviene nella nostra vita e il processo di guarigione non è altro che un cammino che libera tutta la nostra rabbia e scioglie il nostro dolore.
«Taci! Esci da lui!». Dio ci libera dallo spirito impuro della tiepidezza, dalla schiavitù dell’essere ne carne ne pesce e ci ricorda che l’evangelizzazione comincia sempre a partire dal creare le condizioni di un ascolto autentico, che comporta come primo passo quello di chiudere la bocca per aprire l’orecchio.
Taci, dice il Signore alle difese che quotidianamente ci costruiamo. Taci, dice al demone delle nostre parure. Taci, urla il Signore, alle consolanti teorie di chi si spaccia per sapiente. Taci… e ascolta il Verbo di Dio.
Carissimi, il Vangelo non è morale, ma una sconvolgente liberazione. “Gesù è venuto a rovinarci”, intervenire nella nostra vita. Si immerge come liberatore nelle ferite della nostra storia. Entra nelle strettoie, nelle paludi di quella nostra vita ferita.
Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che incatena la nostra vita; per separare dalla nostra esistenza tutto ciò che amore non è; a rovinare i desideri sbagliati da cui siamo “posseduti”: denaro, successo, potere, competizione invece di fratellanza.
Un monda sbagliato va sempre in rovina e dal suo frantumarsi nascono sempre doni gioia e di liberazione. Lasciamoci frantumare da Dio. Lasciamoci “rovinare” da Dio.
“Cristo, mia dolce rovina” afferma D. M. Turoldo, felice rovina di tutto ciò che amore non è.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Guardando come vivi, ti sembra che la Parola di Dio provochi e cambi la tua vita?
PREGHIERA
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».
Sal 94