LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Luca 3,10-18
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/20241215.html
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Il tema principale di questa domenica è la gioia, ma il Vangelo ci presenta tre semplici regole per essere uomini e cristiani gioiosi.
La prima regola: chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto.
Regola che da sola, senza nessun commento, basterebbe a cambiare la faccia e il pianto del mondo, a trasformare le nostre sorti.
Mahatma Gandhi diceva: ciò che hai e non usi è rubato ad un altro. Giovanni apre la breccia di una terra nuova: è vero che se metto a disposizione la mia tunica e il mio pane, io non cambio il mondo e le sue strutture ingiuste, però ho inoculato l’idea che la fame non è invincibile, che il dolore degli altri ha dei diritti su di me, che io non abbandono chi ha fatto naufragio, che la condivisione è la forma più propria dell’umano. Condividere semplicemente quel poco che abbiamo. Donare. In tutto il Vangelo il verbo amare si traduce con il verbo dare (non c’è amore più grande che dare la vita; chiunque avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca; c’è più gioia nel dare che nel ricevere…). È legge della vita: per stare bene l’uomo deve dare.
La seconda regola: Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato. Una insurrezione di onestà, la semplice rivolta degli onesti. Non abusare della forza o della posizione per offendere, umiliare, far piangere, ferire, spillare soldi. Niente di straordinario. Essere semplicemente onesti.
La terza regola: Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe. Costruire il mondo della fraternità, costruire una terra da cui salga giustizia, rifare alleanza tra uomo e uomo. Conversione è poter dire un giorno a uno, a cento, a molti, a chi mi è posto accanto: tu sei più importante di me. Prima vieni tu. Solo dopo, io e le mie cose. Là dove siamo chiamati a vivere, nell’umile quotidiano, lì dobbiamo essere uomini di giustizia e di comunione.
Restiamo umani, e riprendiamo a tessere il mondo del pane condiviso, della tunica data, di una storia che germogli giustizia. Restiamo profeti, per quanto piccoli, e riprendiamo a raccontare di un Dio che danza attorno ad ogni creatura, dicendo: tu mi fai felice.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Siamo nella gioia?
PREGHIERA
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.
Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.
Is 12