LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Marco 9,38-43.45.47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/20240929.html
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
In queste ultime domeniche abbiamo ascoltato brani tratti dal vangelo di Marco che sicuramente non fanno una buona “pubblicità” ai suoi discepoli. Essi, infatti, si ostinano imperterriti a non comprendere, a ragionare come ragiona il mondo. Pensano secondo le categorie di “amico/nemico”, “noi/loro”, “dentro/fuori”, “mio/tuo”. Forse l’uomo del tempo di Gesù non è così diverso dall’uomo di oggi.
Qualche domenica fa è stato Pietro ad essere rimproverato, oggi è la volta di Giovanni: è lui che si fa avanti e racconta al Maestro quello che i discepoli hanno visto. Notate la sottigliezza dell’evangelista Marco: Giovanni non si lamenta dicendo “non è tuo discepolo”, ma: “non ci seguiva”, cioè “non è dei nostri”. Così come, nella prima lettura, lo Spirito scende su due israeliti che non erano stati prescelti per entrare a far parte del gruppo che avrebbe aiutato Mosè.
È proprio qui che dimostriamo il nostro non comprendere, sia gli israeliti che i discepoli di Gesù chiedono ad un unico coro: “impediscili!” Siamo infatti abituati a pensare che le cose devono restare nei loro margini, circoscritte, tutto sotto il nostro controllo insomma.
Ma non funziona così per lo Spirito Santo! Di Spirito ce n’è in abbondanza e se è vero (ed è vero!) che la Chiesa fa parte del Regno, è vero anche che il Regno non è limitato alla Chiesa! Lo stesso Spirito sparge a piene mani i “semina Verbi” – come li chiamava san Giustino – e i semi del Verbo sono in ogni persona, in ogni cultura. Così lo Spirito acquista vigore e forza fino a riempire tutta la terra rendendola un’unica polifonia. L’agire dei discepoli, allora, più che controllare l’azione dello Spirito, deve essere orientato a riconoscere il nome di Gesù anche in quelle azioni operate da chi è animato da una volontà di bene, da una forza bella, positiva. Il compito dei discepoli è quello di far conoscere la sorgente di questo bene. Gesù ci vuole educare alla libertà interiore.
Con mani aperte capaci di accoglienza. Piedi coraggiosi, che vogliono intraprendere cammini difficili. Occhi in grado di riconoscere il bene da qualsiasi parte arrivi.
Se tutto questo non avviene siamo di scandalo, di inciampo alla ricerca del bene e della felicità. Mani, piedi, occhi sono la ricchezza dell’uomo e più che impedire che altre voci sorgano da uomini, dovremmo impedire che le nostre ricchezze umane, spirituali e materiali, diventino di ostacolo alla crescita della sinfonia dello Spirito del Padre.
La Chiesa – diceva Papa Benedetto XVI – non cresce per proselitismo, cresce per attrazione, cioè cresce per la testimonianza data agli altri con la forza dello Spirito Santo.
La Vergine Maria, modello di docile accoglienza delle sorprese di Dio, ci aiuti a riconoscere i segni della presenza del Signore in mezzo a noi, scoprendolo dovunque si manifesti, anche nelle situazioni più impensabili e inconsuete. Ci insegni ad amare la nostra Chiesa senza gelosie e chiusure, sempre aperti all’orizzonte vasto dell’azione dello Spirito Santo.
di Padre Lorenzo Lettere MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Quale marchio appongo a me stesso e alla mia fede?
In che modo il mio modo di vivere, di parlare, di agire mi fa testimone riconoscibile di Gesù?
Cosa, in me, mi è di scandalo?
PREGHIERA
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.
Sal 18