LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Luca 2,16-21
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20240101.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Il passaggio da un anno all’altro viene accompagnato dalla Liturgia della parola, che abbiamo ascoltato, con tre brevi letture, che sembrano volerci offrire tutto quello che ci serve per attraversare il tempo senza subirlo, ma come occasione per diventare sempre più vivi.
Tre ingredienti per vivere da uomini vivi e non da uomini che si lasciano andare, trasportare dal tempo.
Il primo ingrediente è la capacità di essere benedetti e di benedire. Nella prima lettura, nel libro dei Numeri, ci ricorda la formula di benedizione sacerdotale tanto solenne quanto legata alla vita e alle necessità di ogni giorno: «Ti benedica il Signore e ti custodisca» (Nm 6,24).
La capacità di benedire, cioè di dire bene del fratello. Quanto è importante benedire l’altro. Quanto bisogno di benedizione c’e intorno a noi! Senza benedizione la vita rimane chiusa, non si lascia sorprendere, non riesce a raggiungere il flusso del sangue, non si espone a fecondazione.
Benedire, gesto antico e misterioso, gesto rischioso e possibile solo a pochi, perché non sono solo parole, non litania di una liturgia replicata, non il muovere solenne di una mano, non basta l’ordinazione sacra, per benedire davvero bisogna che il benedicente perda qualcosa di sé, ogni gesto di vera benedizione è una consegna di parte della vita all’altro.
Benediciamo, carissimi amici, anche quando tutto sembra difficile e impossibile.
Il secondo ingrediente lo troviamo nella seconda lettura che abbiamo ascoltato. L’apostolo Paolo ci ricorda la cosa più necessaria per camminare nella vita ed è la consapevolezza di essere «figli» (Gal 4,6) e non schiavi. Chi è il figlio? L’uomo libero. L’uomo capace di innamorarsi, perché solo chi si innamora entra nel cuore delle cose e del tempo. Il figlio partorisce l’amore non la schiavitù. L’amore ci mette al mondo non ci chiude in dei recinti. Siamo chiamati ad essere figli, a diventare adulti, liberi e a generare nella fede.
Il terzo ingrediente, che troviamo nel vangelo che abbiamo ascoltato è la capacità di avere uno sguardo in grado di vedere e un cuore capace di stupore come i pastori del vangelo. «Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino» (Lc 2,16). Lo stupore è il termometro della nostra vita spirituale, che ci preserva dal rischio di scadere nell’abitudine. Chiediamoci: come va il nostro stupore? Riusciamo a stupirci ancora della vita e del tempo?
Chiediamo la grazia dello stupore. La vita cristiana, senza stupore, diventa grigiore. Come si può testimoniare la gioia di aver incontrato Gesù, se non ci lasciamo stupire ogni giorno dal suo amore sorprendente, che ci perdona e ci fa ricominciare? Se la fede perde lo stupore diventa sorda: non sente più la meraviglia della Grazia, non sente più il gusto del Pane di vita e della Parola, non percepisce più la bellezza dei fratelli e il dono del creato.
Lasciamoci stupire da Gesù per tornare a vivere, perché la grandezza della vita non sta nell’avere e nell’affermarsi, ma nello scoprirsi amati. Questa è la grandezza della vita: scoprirsi amati.
A volte penso che solo questo dovremmo saper fare, come Chiesa, come comunità, esercitarci nell’arte della benedizione, imparare ad essere sempre figli e stupirci continuamente di un Dio che mi ama nonostante tutto.
Non siamo uomini e donne risentite dalla vita e dal tempo convinti che tutto sia una lotta e che vince solo chi si impone, perché è dolorosa la vita di figli che credono di aver deluso i padri, o di coppie che non sanno consegnarsi l’uno all’altra con gratitudine, perché il dramma vero della vita è aggredire ogni spazio con l’ansia di dover sempre dimostrare di essere all’altezza.
Non è possibile, carissimi amici, ergersi da soli all’altezza divina, occorrerà arrendersi prima o poi, sperare di incontrare e riconoscere almeno un saggio, almeno uno, nella vita, che con gli occhi di Dio saprà benedire ciò che siamo, riconoscerci figlie e stupirsi dinnanzi alla nostra umanità impastata di divinità.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Riesco a benedire?
Mi scopro figlio?
Riesco ancora a stupirmi della vita e del tempo?
PREGHIERA
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.
Sal 66