LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Marco 1,40-45
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20240211.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Nel vangelo di questa domenica, VI del Tempo Ordinario, entra in scena un lebbroso: non conosciamo né il volto né il nome. È l’uomo, ogni uomo. L’uomo che ha perso tutto: casa, lavoro, amici, abbracci, dignità e perfino Dio. Chi è quest’uomo? Sono io. L’altro che incontro nella mia quotidianità.
Desidero, in questa mia breve riflessione, soffermare l’attenzione sui verbi dell’amore e della vita che in maniera semplice, pulita, libera vengono elencati… come un verso dolce di una poesia.
Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse…
Ebbe compassione
Gesù dinnanzi alla storia e alla sofferenza di ogni uomo si commuove, cioè soffre con l’altro a tal punto da essere raggiunto fisicamente. Un dolore che ci costringe a non rimanere indifferenti, a fare proprio il dolore e la sofferenza dell’altro.
Carissimi amici, non possiamo restare indifferenti davanti alla storia dell’altro. Non possiamo rifiutare l’altro, anche se è un traditore. Dio ha accolto la nostra misera umanità. Anche la nostra esistenza è intrisa di lebbra eppure Dio ha avuto compassione. Quanto siamo distanti dal Vangelo. Dio è compassionevole, noi no.
Tese la mano
Gesù anche in questo stupisce i suoi discepoli, supera la legge, si avvicina al lebbroso e “tende la mano”. Perché? Perché nessun uomo va lasciato lontano e solo, nessun uomo va cacciato via e messo ai margini. Il Signore non allontana nessuno, nessuno è punito da Dio, a tutti è data una possibilità di riconciliazione.
Quanto è difficile tendere la mano eppure Gesù tocca chi per legge non si può toccare, lo avvicina perché lo ama, gli tende la mano perché nessuna malattia è da considerare “castigo di Dio”. Nessuno può essere rifiutato o lasciato solo.
Il lebbroso è toccato prima di guarire. Poi guarisce. Per essere guarito ha bisogno di qualcuno che vada oltre la legge, di qualcuno disposto a lasciarsi infettare. A volte noi concepiamo questo contronatura, contro la nostra dignità, per Gesù è super dignità, è amore ablativo.
Lo toccò
Cosa significa toccare qualcuno? Farlo vivere.
Da troppo tempo nessuno toccava più il lebbroso e la sua carne moriva per troppa solitudine. Ogni vita muore se non è toccata, muore di silenzi. Il cuore può morire per assenza d’incontri. Gesù tocca, e l’uomo è restituito alla famiglia, torna alle carezze, a gesti quotidiani, che sono respiri lunghi di esistenza.
Carissimi amici, la guarigione comincia quando qualcuno si avvicina e ci tocca con amore, ci parla da vicino, non ha paura, patisce con noi. Il dolore non domanda spiegazioni, vuole partecipazione.
Sentirsi toccati è una delle esperienze più belle e vitali. Chi sa toccarci davvero, chi sa sfiorare il nostro intimo di luce o di ombre, questi solo lascia tracce di vita, è il nostro guaritore.
E gli disse…
Solo ora possiamo pronunciare parole. Non possiamo essere solo parole, non possiamo portare una Parola sterile e fredda, non possiamo solo predicare con le parole. Il Vangelo passa attraverso gesti e parole di amore. Il Vangelo è concretezza, è arte.
La semplicità del dialogo nasconde una ricchezza di significati: la totale fiducia da parte del lebbroso, e la risposta che non delude… Solo quando la nostra vita è intrisa di fiducia in Dio e nell’altro la risposta non delude mai.
Carissimi amici, provare compassione era ed è il primo passo per riconoscere il valore della persona. Nel gesto dello stendere la mano si esprime la volontà di convertire il sentimento in azione. Toccare se stessi e l’altro è molto più di un parlare di vangelo.
Questa pagina ci insegna che il cristiano deve sempre ripartire, che c’è sempre una Pasqua da imparare, un cuore libero da educare.
L’unico miracolo è un cuore che si commuove.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Cosa di me nascondo per la paura di sentirmi rifiutato?
In quale occasione ho sentito accettato di me ciò che nascondevo? Quali emozioni ho sentito?
Cosa non accetto negli altri? Come posso mettere in moto il seme della compassione?
PREGHIERA
Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.
Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!
Sal 31