LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo 23, 1.8-13
Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «[…] Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare».
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
La carità è il cuore della Chiesa: senza la carità la chiesa non è la chiesa di Gesù Cristo diceva San Giovanni Paolo II ad un incontro con la Presidenza della Caritas Italiana. Oggi la Chiesa c’è lo vuole ricordare.
Oggi celebriamo la Giornata Mondiale del Malato ed è anche la memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes.
È bello ricordare in questa giornata cosa diceva San Camillo, dove afferma che “la gioia è amare Cristo in ogni malato con cuore di madre, nel corpo e nell’anima”. Questa è la carità che c’insegna San Camillo.
Il Vangelo che ci viene proposto in questa giornata è Mt 23,1.8-13 .
Gesù non rimprovera la fatica di chi non riesce a vivere in pienezza il Vangelo, in modo “perfetto”, ma ci corregge, questa ipocrisia di chi neppure comincia un cammino, e tuttavia vuole apparire giusto. Non siamo al mondo per essere immacolati, ma per essere incamminati; non per essere perfetti ma per iniziare percorsi. Se l’ipocrisia è il primo peccato, il secondo è la vanità: «tutto fanno per essere ammirati dalla gente», vivono per l’immagine, recitano. E il terzo peccato è l’amore del potere. A questo oppone la sua rivoluzione: «non chiamate nessuno maestro o padre sulla terra, perché uno solo è il Padre, quello del cielo, e voi siete tutti fratelli». Ma la rivoluzione di Gesù non si ferma qui, “il più grande tra voi sia vostro servo”.
Servo è la più sorprendente definizione che Gesù ha dato di se stesso: “ Io sono in mezzo a voi come colui che serve”. Servire vuol dire vivere «a partire da me, ma non per me», secondo l’espressione di Martin Buber.
Sì perché è proprio quando ti doni, ti dimentichi di te stesso che sei felice.
Curare un ammalato, accoglierlo, servirlo, e’ servire Cristo: il malato è la carne di Cristo.
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Oggi desidero soffermarmi a pensare ai miei momenti di sofferenza, trovo la presenza consolante di Cristo?
Riesco ad intravedere il volto di Cristo nei fratelli ammalati?
PREGHIERA
Padre santo, noi siamo tuoi figli e tutti fratelli.
Conosciamo il tuo amore per ciascuno di noi e per tutta l’umanità.
Aiutaci a rimanere nella tua luce per crescere nell’amore vicendevole,
e a farci prossimi di chi soffre nel corpo e nello spirito.
Gesù figlio amato, vero uomo e vero Dio, Tu sei il nostro unico Maestro.
Insegnaci a camminare nella speranza.
Donaci anche nella malattia di imparare da Te ad accogliere le fragilità della vita.
Concedi pace alle nostre paure e conforto alle nostre sofferenze.
Spirito consolatore, i tuoi frutti sono pace, mitezza e benevolenza.
Dona sollievo all’umanità afflitta dalla pandemia e da ogni malattia.
Cura con il Tuo amore le relazioni ferite, donaci il perdono reciproco,
converti i nostri cuori affinché sappiamo prenderci cura gli uni degli altri.
Maria, testimone della speranza presso la croce, prega per noi.
Amen.