LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Luca 4,16-21
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20240328.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
I tre testi biblici che ascoltiamo nella celebrazione eucaristica di questo giorno presentano rispettivamente la memoria della notte della liberazione dall’Egitto e dei preparativi per il banchetto pasquale (I lettura), la memoria dell’istituzione del banchetto eucaristico (II lettura) e la memoria del gesto di Gesù di lavare i piedi ai suoi discepoli “prima della festa di Pasqua” (vangelo).
L’eucaristia, memoria della Pasqua di Gesù, trova nella lavanda dei piedi il gesto che ne significa la realtà esistenziale: il farsi quotidianamente servi gli uni degli altri perché Dio stesso, in Gesù Cristo, si è fatto servo degli uomini.
La lavanda dei piedi rinvia alla vita, vero banco di prova delle nostre Eucarestie. Pane e piedi non possono essere divisi: il pane senza i piedi scade nel ritualismo, i piedi senza il pane inciampano e vagano senza meta.
San Paolo nella prima lettera ai Corinzi denuncia, senza mezzi termini, la distanza tra il pane e i piedi: chi partecipa alla Cena del Signore, senza condividere poi la mensa con i fratelli, “mangia e beve la propria condanna” (1Cor 11,29).
Carissimi amici, il gesto del lavare i piedi non è semplicemente un gesto che compie lo schiavo, ma colui che ama. Gesù compie questo gesto per narrare l’amore che lo rende servo dei suoi discepoli. Lavando loro i piedi Gesù continua a fare ciò che sempre ha fatto: amare: “li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Li ama con perseveranza, non cessa di fare ciò che aveva iniziato a fare fin dal momento della chiamata. Li ama anche quando si mostrano decisamente poco amabili: tra loro si fa spazio il tradimento (cf. Gv 13,2), il rinnegamento (cf. Gv 13,38), l’incomprensione. Li ama fino al punto di non ritorno.
Se ci pensiamo bene, il mondo ci educa a stare in piedi pur di contare. Il Vangelo del Giovedì Santo è il contrario di questa mentalità. Vi do un comandamento nuovo: “amatevi, come io vi ho amati”. E amarci è lavare i piedi, servirci l’uno dell’altro, come ha fatto Gesù, a partire dai più deboli, dai più poveri, dai più indifesi, dal mio peccato, dal mio limite, dalle mie ombre.
Il Giovedì Santo ci insegna come vivere e da dove iniziare a vivere: la vita vera non è quella di restare fermi nel proprio orgoglio; la vita secondo il Vangelo è piegarci verso i fratelli e le sorelle che incontriamo nella nostra quotidianità.
È una via che viene dal cielo, eppure è la via più umana. Tutti, infatti, abbiamo bisogno di amicizia, di affetto, di comprensione, di accoglienza, di aiuto. Il Giovedì Santo è davvero un giorno unico: il giorno dell’amore di Gesù che scende in basso, sino ai piedi dei suoi amici. E tutti siamo suoi amici, anche chi lo sta per tradire. Per Gesù lavare i piedi non è un gesto, ma un modo di vita.
Terminata la cena, ascoltiamo nel vangelo, Gesù si avvia verso l’orto degli ulivi. Qui si inginocchia ancora, anzi si stende a terra e suda sangue, per il dolore e l’angoscia. Lasciamoci coinvolgere da quest’Uomo, che ci ama di un amore mai visto sulla terra e che non abbiamo ricevuto da nessuno.
Pane e Piedi. Due azioni diverse, due mimi sacramentali, due segni che narrano la stessa realtà: Gesù offre la sua vita e, liberamente e per amore, va verso la propria morte facendosi schiavo. Per questo, come al gesto eucaristico, così anche al gesto della lavanda dei piedi fa seguito il comando: “Come io ho lavato i piedi a voi, così fate anche voi”. Questo siamo chiamati a compiere: spezzare il pane, offrire il vino, lavare i piedi nell’assemblea dei credenti e nella storia degli uomini.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Lavare i piedi gli uni gli altri… cosa significa perte?
PREGHIERA
Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.
La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte.
Egli mi invocherà: «Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza».
Sal 88