LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo 21,33-43
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20231008.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Carissimi amici,
sorprende l’atteggiamento del padrone della vigna, il quale, dopo aver piantato con grande cura una vigna, «la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano» (Mt 21,33).
È significativo l’atteggiamento del padrone, quello di allontanarsi, è animato da sentimenti di fiducia: il suo cuore ha fiducia nelle risorse del «terreno» che ha comprato e che ha trasformato in vigna, come pure ha una grande fiducia in questi «contadini» (21,34) da cui si aspetta una semplice fedeltà al contratto pattuito.
Questa parabola appare di una violenza inaudita: “quei malvagi li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altro contadini…”.
Chiediamoci… dove è il cuore vero della parabola.
Se dobbiamo narrare l’ingratitudine dei vignaioli arriviamo subito al punto focale ma se dobbiamo narrare il dramma della violenza che ci abita allora sì, dobbiamo descrivere, e dobbiamo farlo piano, e dobbiamo farlo bene.
Il Signore della vita e della vigna (=che siamo noi) non farà mai morire miseramente nemmeno il più violento dei suoi figli, perché ha imparato cosa vuol dire amare e curare una vigna.
Al cuore della parabola c’è questa urgenza di denunciare la violenza che ci umilia come uomini, quale strada percorrere per non diventare tristi omicidi come i vignaioli e i capi dei sacerdoti.
I vignaioli avevano solo un compito: imparare dalla vigna. Ci sono alcuni aspetti, che personalmente mi piacerebbe imparare prima di morire.
1. Lo stile dell’uomo che pianta la vigna. Il suo stile di vita è bellissimo e l’impressione è che sia il segreto per attraversare la storia bene. Amare un pezzo di mondo, un pezzo di terra, prendersene cura, avere occhi visionari su quel terreno, può dare frutto, e saper andare via quando è il momento giusto. Non siamo padroni della vigna.
2. Abbassare la voce e smorzare i toni e ammorbidire il linguaggio evitando ogni parola spigolosa. C’è tanta pace nel sogno di quest’uomo che mi sembra un invito a praticarla. Mi pare che ci dica che non c’è verità se non c’è pace profonda e lentezza e tenerezza. Quante volte, anche noi, progettiamo inganni, progettiamo “giochi meschini” per essere ereditari della vigna.
3. La sicurezza, altrimenti condurremo moriremo arrabbiati e risentiti, come se qualcuno ci avesse scippato la bellezza della vita, e noi non vogliamo morire arrabbiati.
4. E poi c’è un’ultima cosa. Quando impareremo l’arte della scelta, della cura, della siepe e del torchio, ci innamoreremo di ogni manifestazione della vita. Anche di quello che gli altri chiamano “scarto” o che “scartano”.
Allora, tutto sarà vigna:
– in ogni incontro vedremo la cura di chi semina, protegge, spera e affida;
– anche i contadini, che credono che l’eredità necessiti d’esclusività, anche il carnefice sarà vigna, anche tutto ciò che io, per mancanza di fede, credo non sia ancora abitato da Dio.
Carissimi amici, Dio non spreca la sua eternità in vendette. E infatti introduce la novità propria del Vangelo: la storia perenne dell’amore e del tradimento tra uomo e Dio non si conclude con un fallimento, ma con una vigna nuova.
Che bello, se noi cristiani, o meglio, se noi uomini, riuscissimo in quelle nostre relazioni, in quegli attimi di storia abitati da risentimento, da vendetta, da delusione, dal non perdono, a tradurre questi fallimenti esistenziali e umani in nuove vigne di amore, di riconciliazione, di perdono.
Ciò che Dio si aspetta da noi non è il tributo finalmente pagato o la pena scontata, ma una vigna che non maturi più grappoli rossi di sangue e amari di tristezza, bensì grappoli caldi di sole e dolci di miele; una storia che non sia guerra di possessi, battaglie di potere, ma produca una vendemmia di bontà, un frutto di giustizia, grappoli di onestà e, forse, perfino acini o gocce di Dio tra noi.
Il Creatore che abita da sempre e per sempre la sua creatura.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Curare la “vigna”… in che modo?
Quali contadini lavorano la nostra vigna?
PREGHIERA
Hai sradicato una vite dall’Egitto,
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.
Perché hai aperto brecce nella sua cinta
e ne fa vendemmia ogni passante?
La devasta il cinghiale del bosco
e vi pascolano le bestie della campagna.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Sal 79