L’errore che fanno tutti parlando del lavoro di giardiniere al femminile

Il settore del giardinaggio in Italia affonda le sue radici in tradizioni antiche ed è stato storicamente percepito come dominato dalla componente maschile, sia a livello professionale che d’immagine. Tuttavia, negli ultimi decenni, si è verificato un cambiamento significativo sia nell’accesso che nella visibilità delle donne all’interno di questa professione. Il tema della giardiniera, intesa come professionista donna della cura degli spazi verdi, è oggi al centro di una discussione che riguarda stereotipi linguistici, ostacoli culturali ed equivoci diffusi.

Una questione linguistica apparentemente banale

Uno degli errori più frequenti, e al contempo sintomatico di una visione ancora radicata nella nostra società, è il mancato utilizzo della corretta forma femminile per la professione di chi si occupa di giardini. A differenza di altri mestieri, come il cantante o il dirigente, dove la declinazione femminile può mantenere la forma invariata (“la cantante”, “la dirigente”), per chi lavora con le piante la regola della lingua italiana è chiara: si dice giardiniera e non giardiniere al femminile. Spesso si cerca di evitare questo termine per un’associazione involontaria con le conserve sott’aceto, ma dal punto di vista lessicale, “giardiniera” è il solo termine corretto, in linea con la struttura morfologica italiana.

Nonostante la chiarezza normativa, permangono dubbi e resistenze tra i parlanti, e ancora si assiste nel quotidiano a esitazioni, errori, tentativi di neutralizzare il genere o riformulare con perifrasi (“persona che fa il giardiniere”). Questo dettaglio linguistico non è di poco conto, poiché riflette le difficoltà di riconoscere pienamente la professionalità femminile nel settore e il permanere di una visione maschile della figura del giardiniere.

Stereotipi di genere e percezione sociale

L’errore linguistico si intreccia con un errore più profondo, quello di considerare il lavoro di giardiniera come inadatto alle donne, un’attività che richiede forza fisica, capacità tecniche o attitudine al rischio, tradizionalmente associati all’uomo. Questa visione, basata su pregiudizi e convinzioni non sostenute dalla realtà, permea ancora oggi molti ambienti di lavoro e la società stessa. Alcuni ritengono che il “giardinaggio al femminile” sia diverso, meno elevato o addirittura inferiore a quello maschile; si pensa, sbagliando, che le donne possano occuparsi solo degli aspetti più decorativi o “leggeri” del giardinaggio, trascurando il fatto che molte giardiniere svolgono con competenza ogni fase dell’attività, inclusi lavori pesanti e la progettazione complessa di spazi verdi.

Questo stereotipo è ancora alimentato da una rappresentazione culturale distorta: gli uomini spiegano il giardinaggio alle donne e la loro esperienza viene spesso sminuita o declassata a “passatempo” piuttosto che riconosciuta come una professione a pieno titolo. Le competenze femminili in ambiti come botanica, agricoltura, paesaggismo e ingegneria vengono messe in dubbio o ridotte a ruoli di supporto o ausiliari. Basta vedere come viene spiegata la storia della giardinaggio per notare la scarsità di riferimenti espliciti al contributo femminile.

La realtà del lavoro di giardiniera: competenza, fatica e versatilità

È importante sfatare il mito secondo cui la figura femminile nel giardinaggio sarebbe meno capace o meno preparata. Negli ultimi anni, molte donne, anche senza una formazione agricola specifica, hanno acquisito competenze tecniche e gestionali notevoli nel settore, delineando un profilo professionale moderno e consapevole. La giardiniera oggi si occupa di tutti gli aspetti della cura del verde, dalla potatura degli alberi ai trattamenti fitosanitari, dalla realizzazione di impianti di irrigazione alla progettazione di spazi verdi pubblici e privati.

Il giardinaggio è un lavoro usurante, richiede dedizione, precisione, resistenza fisica e mentale, capacità di lavorare all’aperto in condizioni spesso difficili, ma anche abilità nell’utilizzo di macchinari e strumenti avanzati. Le giardiniere sanno affrontare le stesse sfide dei loro colleghi uomini, e in molti casi portano una sensibilità estetica e una capacità organizzativa che si rivela preziosa nelle fasi di progettazione e gestione degli spazi verdi.

  • Gestione del verde: potatura, semina, trattamenti, progettazione paesaggistica
  • Utilizzo di attrezzature: macchinari agricoli, rasaerba, decespugliatori, impianti di irrigazione
  • Competenza botanica: conoscenza delle specie vegetali, cicli stagionali, prevenzione fitosanitaria
  • Capacità relazionali: rapporto con il cliente, consulenza, educazione ambientale

Secondo le testimonianze raccolte in indagini sociali, le donne che operano nel settore del giardinaggio sono sempre più orgogliose del loro ruolo, che le lega alle proprie radici e alla valorizzazione del territorio. Alcune si riconoscono pienamente nell’identità di “giardiniera”, altre preferiscono non essere etichettate, ma ciò che le accomuna è la voglia di affermare una professionalità fatta di competenza, passione e innovazione.

L’importanza della visibilità e delle pari opportunità

Il contenuto di questo errore non si limita alla parola scritta o pronunciata: coinvolge la percezione di chi può essere “giardiniere” nel senso più pieno del termine. Se la società e il mercato del lavoro continuano a vedere la cura del verde come una professione da uomini, sarà più difficile promuovere parità di accesso e stimolare le giovani donne a intraprendere questa carriera.

È fondamentale riconoscere ed evidenziare il valore del lavoro femminile nella progettazione, gestione e manutenzione dei giardini. Questo implica sia il rispetto linguistico, con l’uso corretto di “giardiniera”, sia una promozione specifica delle competenze innestate dalle donne nel settore verde. Le istituzioni, le associazioni di categoria e il mondo della formazione devono investire nell’inclusione, nell’educazione e nella valorizzazione delle figure femminili del giardinaggio.

L’errore più insidioso è pensare che il giardinaggio abbia un solo volto, ignorando la varietà di approcci, stili e professionalità che lo caratterizzano. Solo così si può superare la visione limitante che vede la “giardiniera” come un’eccezione, e non come una protagonista del cambiamento in ambito agrario, urbano e paesaggistico.

Promuovere la visibilità delle giardiniere significa riconoscere la loro importanza strategica, dare spazio alle loro storie e favorire una narrazione equa e inclusiva. E’ tempo di superare gli stereotipi e gli errori che oscurano il valore di questa professione al femminile, perché solo attraverso una cultura del rispetto e della corretta informazione si potrà costruire un futuro più verde e più giusto per tutti.

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