Il tipo di cavatappi che usi rivela quanto ne capisci di vino: ecco i modelli migliori

Districarsi tra i diversi cavatappi in commercio non è solo questione di praticità, ma rappresenta anche una vera e propria dichiarazione di intenti e di competenza quando si parla di vino. Lo strumento scelto per aprire una bottiglia, infatti, dice molto sul rapporto che si ha con il mondo enologico, sulle abitudini e sulla cura che si dedica sia all’esperienza di degustazione sia al rispetto per il prodotto. Il gesto dello stappare è carico di ritualità: il sughero che cede, il profumo intenso che fuoriesce dalla bottiglia, il primo respiro del vino che si rinnova dopo anni di attesa. In tutto questo, il cavatappi gioca un ruolo centrale, non solo pratico ma simbolico.

L’evoluzione del cavatappi: dal funzionale al professionale

Diverse fonti concordano nel definire il cavatappi – noto anche come levatappi, cavaturaccioli o “tirabusciò” – come uno strumento divenuto insostituibile sia in cucina che in sala. In origine, era composto semplicemente da una spirale a vite, inserita nel sughero tramite una rotazione manuale, che veniva poi estratto con una forza applicata direttamente dall’utilizzatore. L’evoluzione della tecnica ha portato allo sviluppo di sistemi via via più sofisticati: alcuni modelli amplificano la forza tramite leve, altri tramite l’applicazione di principi meccanici come la filettatura, per ridurre lo sforzo e migliorare la precisione dell’estrazione. Nella versione professionale, il cavatappi presenta anche un piccolo coltello seghettato per incidere la capsula della bottiglia, dettaglio che sottolinea l’attenzione ai particolari riservata dai sommelier e dagli appassionati più esigenti.

La storia del cavatappi si intreccia a quella della degustazione. Se il simbolismo del Tastevin, la piccola coppetta del sommelier, si limita all’ambito rappresentativo, il cavatappi ha invece una funzione pratica e insostituibile: aprire le bottiglie nel rispetto delle loro fragilità e garantire la migliore esperienza possibile all’assaggio.

Tipologie di cavatappi e cosa comunicano

Non tutti i cavatappi sono uguali e saperli distinguere è già, di per sé, una dimostrazione di attenzione verso la qualità e la corretta degustazione del vino. Oggi troviamo una serie di modelli, ciascuno con vantaggi, svantaggi e peculiarità:

  • Cavatappi a doppia leva: Forse il più diffuso tra i professionisti e tra chi ha una conoscenza approfondita dell’arte dell’aprire la bottiglia senza rischiare di romperne il tappo. Si compone di una spirale e di due supporti a leva che permettono una trazione graduale e sicura, ideale per non sbriciolare i tappi di sughero più vecchi.
  • Cavatappi a farfalla: Spesso chiamato anche “a ali”, è apprezzato per la semplicità d’uso. Sollevando le “ali” si esercita la forza necessaria per estrarre il tappo. Modello intuitivo, è sovente usato in cucina ma meno apprezzato tra gli esperti poiché può non garantire la stessa precisione nella fuoriuscita del tappo rispetto ai modelli professionali.
  • Cavatappi a vite o a pressione: Ha una struttura compatta e il funzionamento si basa sulla pressione esercitata lungo la spirale per sollevare il tappo. Può essere visto come uno strumento intermedio, tra i più semplici e quelli più tecnici.
  • Cavatappi elettrico: Emblema della tecnologia applicata alla convivialità, consente di stappare senza fatica, con un semplice pulsante. Sebbene sia spesso associato ad una maggiore praticità, è percepito dagli esperti come ideale per chi ama la comodità ma non per chi cerca il rispetto del gesto rituale e del controllo totale sull’operazione di apertura.
  • Cavatappi bimetallico: Utilizzato soprattutto dai sommelier perché permette di estrarre anche i tappi particolarmente delicati senza forarli, grazie alle due lamelle sottili che si infilano tra tappo e vetro. È un modello tanto storico quanto raffinato, spesso preferito per le bottiglie particolarmente pregiate e antiche.

Scegliere un modello rispetto a un altro rivela, quindi, molto: chi opta per un cavatappi a doppia leva generalmente mostra attenzione alla tradizione ed esperienza; chi predilige il modello elettrico mette al primo posto la praticità; chi possiede tra i suoi strumenti anche il bimetallico, generalmente, è un vero appassionato che colleziona e degusta vini d’annata, sapendo quanto sia importante trattare con cura i tappi più fragili.

I fattori che determinano la qualità di un buon cavatappi

La qualità di un cavatappi non dipende soltanto dalla sua forma o dal sistema di leva, ma soprattutto dai materiali impiegati e dalla precisione nella lavorazione. Un cavatappi di alta qualità è costruito con metalli di notevole resistenza, una spirale affilata e robusta che penetra il sughero senza sbriciolarlo, e un’impugnatura ergonomica che facilita il movimento.

Le componenti distintive di un ottimo strumento comprendono:

  • Spirale (verme): Deve essere affilata, con una larghezza costante e una lunghezza adeguata per penetrare il tappo senza attraversarlo completamente e senza provocare danni.
  • Leva: Nei modelli professionali, la doppia leva consente di sviluppare una forza graduale e controllata.
  • Coltello seghettato: Solo i modelli più raffinati lo includono, indispensabile per incidere la capsula della bottiglia.
  • Materiali: L’acciaio inox, il legno pregiato e le plastiche resistenti garantiscono durabilità e sicurezza d’uso.

Scegliere un cavatappi scadente rischia di compromettere la degustazione: un verme mal lavorato può distruggere il tappo, lasciare residui di sughero e rovinare il primo assaggio del vino. Per questa ragione, chi mostra attenzione al proprio utensile rivela spesso una cultura enologica superiore.

I modelli migliori e come sceglierli in base al proprio livello di conoscenza

Di fronte a una così vasta gamma di modelli è importante sapersi orientare secondo le proprie esigenze:

  • Per un uso quotidiano e non specialistico, un cavatappi a doppia leva classico è spesso la scelta più equilibrata. Dura nel tempo, è efficiente e permette di affrontare sia tappi più giovani sia quelli mediamente stagionati.
  • Chi vuole stupire gli ospiti con un gesto fluido e impeccabile, o magari si diverte a collezionare bottiglie d’epoca, dovrebbe prendere in considerazione il bimetallico o una versione di design professionale.
  • Gli appassionati che si dedicano con costanza a degustazioni e hanno una certa manualità possono esplorare i modelli a leva singola o anche i “tirabusciò” tradizionali, che richiedono maggiore perizia ma offrono anche maggiore soddisfazione al successo della manovra.
  • Per le situazioni in cui comodità e rapidità sono essenziali, ad esempio grandi eventi o numerose bottiglie, i modelli elettrici si rivelano utili, pur perdendo qualcosa sotto il profilo della ritualità del gesto.

La scelta del cavatappi, quindi, non è mai neutra: riflette il grado di attenzione, di rispetto e di studio che l’utilizzatore dedica tanto al vino quanto al rito che lo accompagna. Un vero sommelier riconosce sempre gli strumenti di qualità e sa che anche il più piccolo dettaglio, come la lama affilata o la forma della spirale, può influenzare l’esperienza finale.

Infine, è bene considerare che un cavatappi di qualità offre vantaggi che vanno ben oltre la semplice apertura del vino: permette di preservare la perfezione del tappo, di evitare contaminazioni, di garantire sicurezza e facilità d’uso anche dopo anni di servizio intensivo. Scegliere il modello giusto significa quindi valorizzare pienamente ogni bottiglia e ogni momento di convivialità che il vino sa regalare.

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