Una giovane vita dedicata agli altri
La gioventù è l’età della spensieratezza e della laboriosità. Ciò è vero, soprattutto, se si considera il grande bene che un giovane, con energia e fede, può compiere nell’ordinario. Così è stata la vita di molti ragazzi come San Domenico Savio, San Luigi Gonzaga, San Nunzio Sulprizio ed anche fra Girolamo Tiraboschi. Nato a Dosolo, in provincia di Cremona, il 23 settembre 1733, in una famiglia di buona indole religiosa, visse un’esistenza semplice e serena. Nel corso dell’educazione scolastica, impartita presso alcuni istituti religiosi, impegnati nell’apostolato educativo, ebbe modo di conoscere Gesuiti, Filippini ed altri impegnati in questo apostolato. Tra questi si sentì attratto dai figli di San Camillo. Avendo studiato presso il Collegio retto dai figli di Sant’Ignazio di Loyola, a Mantova, ebbe modo di conoscere i Ministri degli infermi che prestavano la loro opera, nell’Ospedale della città. L’Ordine, sorto da pochi anni, brillava per austerità e soprattutto per il prezioso servizio, svolto in favore dei malati, negli Ospedali. Scelto lo stato religioso, non fu facile realizzare tale aspirazione, in quanto era troppo giovane: aveva solo 12 anni. Rimasto orfano, di lui si prese in cura il fratello sacerdote. Don Alessandro Tiraboschi, assecondando i desideri del ragazzo, lo indirizzò al Seminario della diocesi, nel quale l’adolescente compì i suoi studi. Era l’autunno del 1750. In questo luogo cresceva nello studio e nella pietà, non perdendo di vista quel sogno di diventare religioso camilliano. Negli studi era diligente e nella vita di fede si mantenne sempre fedele alla presenza di Dio, nel quotidiano svolgersi delle sue attività. Dopo due anni, vinte le resistenze familiari, entrò come novizio nella famiglia dei Ministri degli infermi, nella comunità formativa che risiedeva a Bologna. Il 5 ottobre 1752, come risulta dai registri dell’Ordine, era ammesso come novizio. Responsabile e fedele agli impegni ricevuti dal Maestro, ma soprattutto felice per la scelta compiuta, iniziava il biennio, richiesto ai postulanti, desiderosi di vivere quella esperienza di vita. Amando la Regola ne visse gli ardori e quella carità, nei confronti degli infermi, che è la caratteristica più bella della professione camilliana. Giovane di ottime speranza, fu un modello per gli altri novizi. Dalle biografie che raccontano la sua vita, si apprende che fu un vero innamorato della spiritualità camilliana, dotato di quell’amore agli infermi, che già da novizio era presente nella sua vita. Gli agiografi hanno paragonato la sua esistenza a quella di San Luigi Gonzaga, modello per i giovani di tutti i tempi, per quell’amore al Cristo, costante modello del suo essere.
Umile, perseverante nella scelta e gioioso, spirò il 14 agosto 1753. Aveva 20 anni ed appena 10 mesi di noviziato, alla sequela di quel Gigante della carità, che fra Girolamo Tiraboschi aveva scelto come padre: San Camillo de Lellis. Dal 28 gennaio 1891 è aperta la causa di beatificazione.