“Felice per Dio”
Sono nata in una famiglia credente e modesta; il mio papà è un medico specializzato in ginecologia ostetrica; la mia mamma è un insegnante. Siamo otto fratelli.
A 7/8 anni, quando ho espresso, per la prima volta alla mia mamma, il mio desiderio di farmi suora, lei mi ha preso in giro con i miei fratelli, dicendo che non essendo obbediente, non potevo farmi suora. Avevo sentito parlare delle persone consacrate durante un’omelia quando ho accompagnato la mamma alla S. Messa. Ho sentito dentro di me che la religiosa doveva essere una persona per gli altri.
A 18 anni, prima di fare l’esame di maturità, un giorno ero a scuola mentre facevo i miei compiti, ho sentito una voce dentro di me che mi spingeva ad andare in parrocchia per parlare col parroco; per chiedergli una spiegazione. Alcuni giorni prima, discutendo con mia sorella, le avevo detto che non mi sentivo di sposarmi e neanche di farmi suora a causa di ciò che mi aveva detto mia madre. Le dicevo che avrei finito i miei studi e avrei vissuto la mia vita come mi pareva e Lei mi ha risposto che una cristiana non poteva comportarsi in tale modo. Questa sua risposta mi lasciò con la pelle d’oca perché mi sono detta: “io che vado in Chiesa tutte le domeniche e poi impegnata in parrocchia, non posso permettermi una tale risposta. Sono rimasta molto turbata di questa risposta, così ho deciso di andare a parlare col parroco.
Mi accolse bene e mi chiese quale Istituto religioso mi piaceva; indicai le suore Camilliane perché mi piaceva essere medico come mio padre ed essere anche tutta del Signore. Lui mi mise in contatto con le suore e dopo la maturità sono entrata per iniziare la formazione religiosa.
Fu una cosa terribile annunziare a mio padre che andavo dalle suore e che non volevo più continuare gli studi all’università per studiare medicina come eravamo rimasti d’accordo, dopo il quarto anno di scuola secondaria. Lui, furioso si è alzato e mi ha detto che se volevo andare dalle suore andassi pure, però lui non mi dava la sua benedizione. Io ero triste e ho pianto, mia madre mi ha aiutato dicendomi: “io non mi oppongo alla tua decisione anche se questo non me lo aspettavo, però vai… l’unica cosa che voglio sapere è che tu sia felice”.
Ho conosciuto le suore nell’anno 2004 e in quello stesso anno, a ottobre ho iniziato l’aspirandato.
Dopo 5 anni, nel settembre 2009 ho emesso i miei primi voti, così, mi sono riconciliata con mio padre, che è venuto per la mia Professione Religiosa ed era l’uomo più felice del mondo.
Mentre io piangevo per la commozione, lui mi consolava dicendo che quello era un giorno di gioia e non bisognava piangere. Nel 2010 sono venuta in Italia; e dal 2011 al 2013 ho svolto l’apostolato in Abruzzo, a Bucchianico, in una nostra casa di riposo per persone anziane. Ho vissuto veramente il nostro carisma cercando di essere Cristo misericordioso per il Cristo sofferente come ce lo chiedono San Camillo e i nostri Fondatori Santa Giuseppina Vannini e il Beato Luigi Tezza e le nostre regole. Ho preso più coscienza del grande dono che il Signore mi ha fatto chiamandomi nella Congregazione delle Figlie di san Camillo.
Ho fatto delle belle esperienze che mi porterò nel cuore per tutta la vita. Ho avuto una superiora molto materna che mi ha fatto capire, con il suo esempio, che la vita religiosa non è una vita astratta bensì una vita con i suoi dolori e le sue gioie.
Ho sperimentato e sperimento questa profonda verità; si trova una grande gioia e pace quando ci si impegna a costruire il Regno di Dio dove Lui vuole e mi chiama a operare momento per momento.
Tutto per i bene dei cari sofferenti e per la gloria di Dio.
Suor Jocelyne è nata Cotonou in Bénin, neolaureata in “Psicologia clinica e di comunità” alla Università Pontificia Salesiana.