Cosa posso dire della mia storia vocazionale?
Sono Sr. Caterina Belluomini, appartengo alla Congregazione delle Suore Ministre degli Infermi di San Camillo, ho 38 anni e sono suora da 10 anni. Cosa posso dire della mia storia vocazionale? Solo una parola risuona forte nel mio cuore e quella parola è GRAZIE. In primis, grazie a Dio per avermi donato la vita e il suo amore; ma un grande grazie va anche ai miei genitori e a tutte le persone che mi hanno insegnato che la vita è un grande dono, che va vissuto in pienezza senza sciupare neanche un attimo, perché ogni momento costruisce la mia storia di salvezza. Sono nata in una famiglia che mi ha amato molto, e mi ha subito parlato di un Dio che si è fatto uomo per amore mio e di tutta l’umanità. Fin da piccola mi è stato presentato un Dio semplice, che ha creato la natura e tutto il mondo per la felicità degli uomini, suoi figli amati. Quindi Gesù è presto diventato il mio migliore Amico con cui parlavo, ridevo, scherzavo, giocavo, ed ero felice.
Anche quando sono cresciuta pur vivendo la mia vita normale da giovane, questo rapporto genuino e semplice non è cambiato, anzi, è migliorato sempre di più. Avevo tanti amici e con loro uscivo, andavo in discoteca, nei pub, praticavo molti sport: pallavolo, tennis, pesca subacquea, sci, snowboard. Mi piaceva molto viaggiare; sono stata in Kossovo, Ruanda e Albania per aiuti umanitari, insomma, non mi facevo mancare niente, avevo tutto dalla vita: amore, soldi, libertà, eppure…. Quando tornavo a casa ero contenta, ma non felice; sentivo che alla mia vita mancava qualcosa, ma non sapevo cosa.
Quando pregavo, chiedevo a Gesù di farmi capire cosa Lui desiderasse da me, qual era il suo progetto d’amore su di me, perché sapevo che sarei stata davvero felice, se realizzavo la sua volontà. Così iniziai un cammino di discernimento vocazionale con un padre spirituale. Ora se ci ripenso, mi viene da sorridere, perché a Gesù gli chiedevo questo, ma avevo paura della sua risposta, e quindi scappavo da Lui, ma poi ritornavo. Per due lunghi anni ho lottato per questo, perché, da una parte volevo seguirlo, dall’altra, la decisione di consacrazione mi faceva paura e mi allontanava. Ma Gesù sa aspettare, è paziente, e poi, avvertivo che mi “corteggiava” in tutti i modi, con le sue “Dio-incidenze.” Come quel giorno che decisi nel mio cuore di dire al ragazzo dell’università, che mi piaceva, ma appena lo vedo lui mi corre incontro dicendomi che doveva dirmi una bella notizia, e subito mi racconta con molta gioia che il giorno prima si era rimesso insieme con la sua ex ragazza. Vi lascio immaginare la mia reazione….
Questo Gesù non mi voleva proprio mollare, ci provava in tutti i modi a farmi capire che mi voleva sua, ma io facevo la sorda, fino a che, un giorno mi arresi e gli dissi il mio Si. Non dimenticherò mai quel giorno, lacrime di gioia solcavano il mio volto, e finalmente sentivo nel mio cuore quella felicità che tanto desideravo. Da quel giorno tutto è cambiato, il mio rapporto con Gesù e con la parrocchia si è fatto sempre più stretto. Avevo detto il mio Si a Gesù per vivere una vita di consacrazione a Lui, ma non sapevo in quale Congregazione; Subito le sue “Dio-incidenze” si mettono in moto per farmi capire dove Lui mi voleva e finita la scuola superiore, una Cooperativa mi chiama a lavorare come O.S.A., nella “Casa di Cura Barbantini” a Lucca gestita dalle Suore Ministre degli Infermi di San Camillo e lì vivo il mese più bello della mia vita. Il loro carisma, il loro modo di curare gli ammalati con quella dolcezza e tenerezza mi affascina e dentro il mio cuore sento il desiderio di conoscere di più queste suore e così inizio con loro un cammino di discernimento e più le conosco e più nel mio cuore sento quella gioia e quella felicità che ho sempre cercato. Appena ho fatto la prima esperienza in casa di formazione a Trofarello (Torino), io volevo subito entrare, ma mio babbo mi ha detto che dovevo finire l’università a casa, quindi il 9/11/2005 mi sono laureata in Scienze dell’educazione e il 10/01/2006 sono entrata in convento.
Questo mio cammino è fatto di luci e di ombre, di momenti di gioia e di pianto, ma vi posso garantire che quella felicità che ho sentito il primo giorno non mi ha mai più abbandonata, anzi, è cresciuta sempre di più, e vi posso dire che la vera felicità esiste e che una vita felice è possibile anche nelle difficoltà, perché l’amore di Dio guida la mia e la nostra storia e la fa diventare una storia di salvezza. Ma come si fa ad essere felici, specialmente adesso in un momento così difficile? Io vi posso testimoniare che tutta la mia vita è cambiata da quando ho imparato a lasciarmi amare da Gesù e ho smesso di basarmi sulle mie sole forze e sulla mia volontà; dolcemente ho appoggiato il mio capo sul cuore di Gesù e mi sono lasciata amare senza più maschere, mi sono lasciata guardare da Lui con tutte le mie paure, fragilità, ansie e lì ho scoperto di essere profondamente amata non per le cose che faccio o per le mie buone azioni, ma perché sono amata così come sono, perché sono sua figlia.
In un corso di Esercizi Spirituali il sacerdote parlando dell’ultima cena in cui Giovanni appoggia il suo capo sul cuore di Gesù, disse: “Noi spesso vogliamo fare tante cose per Gesù, azioni buone, ma quando ci fermiamo a riposare in Gesù?” Quella frase mi ha colpito il cuore e ho iniziato a fare esperienza che solo se mi lascio amare da Gesù, posso amare e donarmi veramente con amore ai fratelli. Io per prima devo sperimentare la misericordia di Dio su di me per poi donarla agli altri. Quindi davvero vogliamo essere felici? Allora fermiamoci, preghiamo, e impariamo anche noi ad appoggiare la nostra testa (piena di pensieri e preoccupazione) sul cuore di Gesù e riposiamo in Lui, come facevamo da piccoli che ci addormentavamo felici sulle ginocchia del nostro papà o della nostra mamma. Impariamo a lasciarci amare da Gesù, solo così la nostra vita sarà vissuta in pienezza e diventerà un dono d’amore per gli altri… Lasciamoci amare…