LEGGO IL TESTO
Dal vangelo secondo Luca 12,49-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Il vangelo di questa domenica, XX del Tempo Ordinario, ci riporta alle origini, all’amore creativo, fondante.
“Sono venuto a gettare fuoco sulla terra”, “ho un battesimo nel quale sarò battezzato”: fuoco, terra, acqua: Gesù nelle parole dirette del Vangelo prende tra le labbra gli elementi fondamentali del cosmo: fuoco, terra, acqua come a voler ridisegnare da capo una nuova creazione.
Una umanità ri-creata a partire da tutto ciò che sta a fondamento del creato.
Un fuoco creativo da gettare tra le nostre strade, un fuoco che prende vita da un desiderio bruciante, incontenibile: “come vorrei che fosse già acceso”.
Alla radice dell’umanità nuova secondo Gesù non sono quindi gli elementi ma un desiderio. Il bruciante desiderio di Dio, il desiderio di un Dio che brucia di amore per l’umanità, il desiderio di un Dio che ha passione per l’uomo, lo stesso desiderio che ha plasmato il primo uomo, che ha ordinato il cosmo, che ha creato mari e deserti e montagne.
Lo stesso fuoco che bruciava un roveto senza consumarlo, a dire che l’amore di Dio non annienta e che mai si esaurisce in cenere.
Carissimi amici, tutto inizia con un desiderio incontenibile. Gesù riparte anche oggi da un desiderio come a dirci che la nostra fede o brucia di passione per l’uomo o non è. Come a ricordarci che se il nostro cuore non brucia di passione muore. Se la nostra storia non si lascia incendiare dalle passioni non è più storia.
E per noi, per il nostro cristianesimo sempre un po’ stanco, questa è parola che fa male ma che può portare anche nuovo coraggio.
Un cuore che brucia di passione per l’uomo. Che non rimane indifferente alle tragedie che anche oggi fanno scorrere sangue sulle nostre terre, che non rimane distante dal travaglio di un’umanità spesso smarrita, che si lascia toccare dai bisogni e dalle richieste dei fratelli che ci camminano accanto.
Le parole di oggi sono invito a lasciarci di nuovo incendiare di passione per la terra. Per la vita. E tutto con una urgenza d’amore incontenibile.
Le prime parole del vangelo di oggi ci portano a chiedere per le nostre storie la bellezza del desiderio bruciante. Desiderio di una fede che sia fuoco che scalda, purifica, illumina, scuote. Desiderio di vivere la fede come qualcosa di sconvolgente: bruciante. Bruciante desiderio di una creazione nuova, di una umanità nuova. Bruciante desiderio di essere diversi, bruciante desiderio, in fondo, di innamorarsi ancora.
Ecco, forse è proprio questo che siamo chiamati a chiedere oggi: abbiamo bisogno di innamorarci ancora, di sognare e perdere sonno, di emozionarci e di sentire la nostalgia degli amanti, di soffrire e gioire, di essere vivi d’amore. E anche la nostra fede cambierebbe volto.
Che triste vedere cristiani senza fede, una fede spenta, una fede passeggera, una fede tradizionale, una fede annacquata.
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! (Lc 12,49-50).
Carissimi, “il fuoco che Gesù annuncia è fuoco che consuma le false immagini religiose, una fede ridotta a mercato”. (E. Ronchi)
“Gesù ha mandato il fuoco della Pentecoste (At 2,3-4). Lui è Fuoco, non è una melassa dolciastra.
Il Signore resta per noi segno di contraddizione, bruciatura e fuoco. Tormento e innamoramento, resta il profeta del nostro discernimento!” (A. Fontana).
Il battesimo che Gesù annuncia è passaggio da una vita solo per me rinchiusa in una campana di vetro a una vita vissuta verso l’altro per amore: «Se il chicco di grano non muore rimane solo, se invece muore porta molto frutto» (Lc 12,24).
Scrive Paolo alla comunità di Corinto: «Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso» (1 Cor 2,2). e lo ricorda a noi qui, oggi aiutandoci ad ascoltare e meglio comprendere le parole di Gesù nel vangelo odierno, certamente dure e per niente accomodanti:
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione.
Dio non porta la falsa pace d, ma «ascolta il gemito» e prende posizione contro i faraoni di sempre”. ( E. Ronchi)
Vogliamo una pace il cui nome più immediato e più caro è quello della fraternità effettiva tra gli uomini” scriveva Ernesto Balducci certo è pace a caro prezzo, a prezzo della vita (cfr. D. Bonhoeffer).
Gesù è il profeta che crea divisione, pur di vedere affermata la giustizia e la dignità dell’uomo: a un certo punto occorre decidersi da che parte stare: personalmente, comunitariamente ed ecclesialmente.
Quelli che hanno sempre paura di sbilanciarsi, i tiepidi, Dio – dice l’Apocalisse – li vomita:
«Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca» (Ap 3,16).
Una parola non facile, abbiamo ascoltato oggi, ci rende adulti nello spirito e nell’umanità.
ESERCIZIO PER L’ANIMA
La tua vita desidera ancora?
PREGHIERA
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
Ma io sono povero e bisognoso:
di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare.
-Salmo 39-