LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo 16,13-20
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20230827.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Il vangelo di questa domenica va accolta cercando di scendere in profondità nei solchi aperti dalle domande.
Vi invito a non fermarvi ad una sterile interrogazione di un Messia curioso ma accogliere questa pagina una traccia, un itinerario, una traiettoria possibile per ogni discepolo, per ognuno di noi.
“La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” Cosa dice la gente attorno a noi?
Risposero “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”
I discepoli hanno ottime frequentazioni, dei buoni testimoni. Forse imparare la fede è anche prima di tutto selezionare i testimoni, scegliere quelli che sembrano più affidabili. Eppure le risposte degli altri, proprio perché sono di altri, anche se sono buone, anche se sono rassicuranti, non possono bastare. Sono risposte già concluse, di vite già arrivate a compimento, di profeti che hanno scandalizzato ma poi hanno ricevuto la santificazione.
Gesù ama le domande. E nell’itinerario di fede è proprio la domanda che aiuta a procedere.
“Ma voi, chi dite che io sia?”
Questa è la domanda radicale per il discepolo, questa è lo spartiacque tra una fede bambina e una fede adulta.
Carissimi fratelli e sorelle, c’è quel “ma” che è una spada, una provocazione, una rottura.
“Ma” io cosa dico di te? “Ma” io cosa dico del Signore? Non solo con le parole, non tanto con le parole, cosa dico con la mia vita di questo Signore che io ho scelto?
“Ma” sei ancora tu il filo rosso che lega i miei tentativi di vita buona?
È tutto qui, carissimi amici, in quel “ma”. Noi in quel “ma” ci dobbiamo ritrovare, in quel “ma” ognuno di noi ritrova “se stesso”. In quel “ma” ognuno di noi trova tutti i tentativi nel rispondere in modo personale all’appello di Dio nella nostra storia. Senza risposte preconfezionate, senza dover replicare la fede di altri. Senza rispondere con definizioni da catechismo. Senza la paura del dubbio e delle domande. Una fede adulta, carissimi amici.
“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”
Tutto qui, in questa straordinaria parola “Vivente”.
Dire “vivente” significa non fissare il volto di Dio ma stiamo dicendo che finché c’è vita ci sarà sempre una crescita, un cammino, un tradimento, un ripensamento, un perdono, ci saranno sempre dei cambiamenti.
Cristo è il Figlio del Dio che vive e cresce dentro i nostri cambiamenti. La vita è qualcosa che non si può mai fermare, fissare. Il Dio che sceglie di allearsi alla vita è un volto in costante mutazione.
Pietro fa esperienza di mettersi in ascolto di questo Dio che chiede vita per potersi manifestare. Siamo chiamati ad essere cristiani vivi, in continuo mutamento. Non credenti, ma vivi. Fede è accogliere questo travaglio.
Carissimi amici, quando crediamo, quando ci lasciamo attraversare dalla vita, noi diventiamo rivelazione dell’Amore, rivelazione di Dio.
Il compito del cristiano è quello di essere ponte tra la terra e il cielo, tra il cielo e la terra.
L’amore ha la forma della croce. Che tiene insieme terra e cielo, uomo e Dio. Non smetteremo mai di impararlo. È questo il nostro compito carissimi amici: tenere insieme il cielo e la terra.
Gesù dice ad ognuno di noi: terra e cielo si abbracciano in te, nessuna tua azione resta senza eco nel cielo, il tuo istante si apre sull’eterno, l’eterno si insinua nell’istante.
Tutti possiamo essere roccia che trasmette solidità, forza e coraggio a chi ha paura. Tutti siamo chiave che apre le porte belle di Dio.
Gesù non ha bisogno della risposta dei dodici, e della mia, per sapere se è più bravo degli altri profeti, ma per sapere se sono innamorato, se gli ho aperto il cuore.
Cristo non è nelle mie parole, ma in ciò che di Lui arde in me. Il nostro cuore può essere la culla o la tomba di Dio.
La risposta di Pietro ha due tempi: Tu sei il Messia, sei la mano di Dio, la sua carezza, il suo progetto di libertà.
Poi aggiunge: sei il figlio del Dio vivente. Colui che fa viva la vita, il miracolo che la fa fiorire, grembo gravido, fontana da cui la vita sgorga potente, inesauribile e illimitata.
Pietro è roccia per la Chiesa e per l’umanità nella misura in cui trasmette che Dio è amore, che la sua casa è ogni uomo; che Cristo, crocifisso, è ora vivo, possibilità di una vita buona, bella e beata per l’intera umanità.
Pietro è chiave nella misura in cui apre porte e strade che ci portino gli uni verso gli altri e insieme verso Dio.
Ognuno di noi è chiamato ad essere Pietro, ognuno di noi è chiamato a trasmettere che Dio è amore.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Immagina la scena: se fossi stato tra i discepoli giunti a Cesarea di Filippo, cosa avresti risposto? Chi è Gesù per te?
Chi è per te un Dio vivente?
Cosa significa per te essere parte della comunità cristiana?
PREGHIERA
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.
Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.
Sal 137