LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Giovanni 13,36-38
«Simon Pietro gli disse: “Signore, dove vai?”. Gli rispose Gesù: “Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi”. Pietro disse: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!”. Rispose Gesù: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20240329.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
In questo giorno contempliamo il mistero della passione e della morte di Gesù. L’azione liturgica ci offre tanti spunti su cui riflettere, meditare e pregare.
Oggi, desidero soffermare l’attenzione su un “personaggio” insolito e poco importante che incontriamo nella lettura della passione del Signore: il gallo.
Il silenzio che caratterizza la Settimana Santa e in particolare questo giorno mette a nudo gli “scandali” della nostra umanità!
La regalità di Cristo si manifesterà in modo sconvolgente sulla croce e dinanzi a questa croce anche la fede vacilla: «Simon Pietro gli disse: “Signore, dove vai?”. Gli rispose Gesù: “Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi”. Pietro disse: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!”. Rispose Gesù: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”» (Gv 13, 36-38).
Un gallo, carissimi amici, segna il tradimento del principe degli Apostoli. L’occhio vigile, la capacità di osservare nel buio, il canto forte e attento che annuncia il sorgere del sole, hanno fatto del gallo una creatura dal significato positivo.
È un animale che simboleggia la luce e l’allegrezza. Il suo canto avvisa e accompagna l’uomo nel passaggio dalle tenebre della notte allo splendore del giorno: «Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino» (Mc 13, 35).
Anche se nella Sacra Scrittura è poco presente, il gallo, diventa uno dei protagonisti dei racconti della passione.
Il canto del gallo è per Pietro un richiamo alla verità. Come il figliol prodigo «rientrò in se stesso» (Lc 15, 17), così Pietro «si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: “Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. E, uscito fuori, pianse amaramente» (Mt 26, 75).
Il triplice canto ricorda in qualche modo l’incapacità di Pietro nel saper riconoscere in Cristo la luce, quel «sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1, 78). A causa della sua debolezza, l’Apostolo, cade nella menzogna: «Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quell’uomo!”. E subito un gallo cantò» (Mt 26, 74).
Come un tarlo che penetra il legno, così il gallo tocca la coscienza di Pietro e di ognuno di noi: «Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”» (Lc 22, 61).
Il canto del gallo unito allo sguardo del Maestro fa “svegliare” l’Apostolo. A Pietro è bastato lo sguardo di Gesù per capire l’errore commesso.
Per chi canta il gallo, carissimi amici?
Quella notte un gallo cantò e Pietro si svegliò dal torpore del cuore in cui era caduto senza accorgersene. Si era illuso di essere forte, di potercela fare da solo. Si era illuso – ed è la cosa più subdolamente pericolosa che possa accaderci – di poter fare a meno di Dio, di poter fare meglio del Maestro … di sapersela cavare perché “posso farcela da solo! Io non ho bisogno di nessuno”.
Ebbene sì, quel canto che segna l’inizio di un nuovo giorno, quella notte segnò un’alba nuova nella vita di Pietro che ripartì proprio dal tepore delle lacrime che gli rigavano il volto.
Quelle lacrime furono il collirio migliore per vedere non tanto e non solo la propria fragilità, ma l’Amore enorme di cui era e restava destinatario e che, anche in quella notte, lo risollevava e lo restituiva alla vita con una nuova consapevolezza e una più realistica visione di sé.
«Dopo il canto del gallo, Pietro, degno ormai di essere guardato da Cristo, passando dall’errore alla virtù, pianse con accorata amarezza per detergere con le lacrime la propria colpa. Guarda anche noi, Signore Gesù: anche noi riconosceremo allora i nostri errori, e con lacrime di pentimento laveremo il nostro peccato e meriteremo di esserne perdonati. Concedimi, o Cristo, le lacrime di Pietro» (Sant’Ambrogio).
Oggi la liturgia ci sveglia dal sonno del peccato per cantare al Signore un sincero Miserere.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Per chi canta il gallo?
A che punto sei della tua notte?
È ancora viva in te la nostalgia di una comunione vera e profonda?
Per risorgere cosa ti manca?
PREGHIERA
In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.
Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.
Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.
Salmo 30