LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo 14,22-33
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20230813.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare.
La pagine del vangelo che abbiamo ascoltato è una pagina intensa, ricca, che ci mette in crisi. Parole forti quelle del vangelo. Gesti apparentemente pesanti quelli di Gesù.
Ci verrebbe voglia di chiedere al Signore il perché di tanta solitudine. Perché decide di andarsene sul monte, solo, in disparte, a pregare mentre costringe i discepoli ad una traversata notturna, solitaria e pericolosa?
Sono domande, carissimi, che non avrebbero risposta. Nella pagina evangelica non troviamo nessuna risposta in questa direzione. Semplicemente descrivono l’esistente e quello che descrive non è un evento accaduto duemila anni fa.
La pagina è la descrizione del presente. Ci piaccia o no, oggi, siamo soli, imbarcati nell’avventura della vita, preoccupati di raggiungere l’altra riva, il successo, il benessere, la salute… il vento è quasi sempre contrario e il silenzio di Dio una costante da accogliere. Quante volta ci chiediamo negli eventi della nostra vita: dove sei Signore?
Ci verrebbe voglia di chiedere a Gesù il perché di tanto silenzio, se davvero ha senso costringerci a una vita così, se non sembra troppo pesante il compito di remare contro venti sempre troppo contrari, se è davvero giusto seguirlo visto la vita ci fa temere contro venti sempre contrari, ma nemmeno a questo troveremmo risposta.
Allora, carissimi, forse è opportuno preferire credere che anche Gesù sia triste, solo, in disparte, almeno preoccupato. Come può rimanere tranquillo un padre quando i figli stanno per morire?
Ecco, questa pagina ci aiuta ad immaginare la preoccupazione di Dio. E quindi quella di Gesù per i suoi amici costretti su quella imbarcazione in balia dei venti.
Immagino questo Signore che prega in maniera distratta, proprio come noi quando attraversiamo la vita remando contro i venti contrari. Come quelle mamme quando un neonato dorme nella stanza accanto, come quelle degli sposi insieme da una vita quando uno dei due sta morendo, e si contano i respiri e si pensa sempre che quello appena espirato sia l’ultimo. E si pensa di morire con lui. Come quelle madri che sono in continua ansia per i figli disorientati, persi, che stanno affogando nel mare in tempesta della vita.
Ecco questa pagina mi fa immaginare un Gesù che si distrae per amor nostro. Difficile che la traversata della vita sia tranquilla, anche quando tutto sembra andare per il verso giusto c’è sempre quell’inquietudine di fondo, quella paura di cadere fuori dal bordo degli eventi e poi il vento, è possibile che ci sia sempre questo vento contrario?
Quelle del Vangelo sono immagini, ma sono immagini elementari. Tutti ci ritroviamo in questa traversata notturna, che è la nostra vita, la nostra quotidianità. Tutti siamo in questa imbarcazione dove non non siamo più giovani ma non siamo neanche vecchi da poter tirare i remi in barca. Siamo nel mare della vita, ormai lontani dal porto di partenza e a distanza incerta sul possibile porto d’approdo. Intorno: il buio, le difficoltà, le onde tra la calma e la difficoltà di remare.
Poi quella scena facile da decifrare ma difficile da reinterpretare: Gesù, sul finire della notte (come a rimarcare che la notte comunque dobbiamo attraversarla da soli) cammina incontro ai suoi discepoli. Non un miracolo originale. Tante tradizioni religiose narrano del sogno di camminare sul mare, comunque efficace: se il mare è simbolo della morte, del caos e della paura… Gesù lo domina, ci cammina sopra, lo rende abitabile.
Ed è tutto chiaro ma non comprendiamo cosa voglia dire per noi. Con sincerità lo dico, cosa significa che Lui domina le mie paure? Che Lui è più forte del mio smarrimento? Come mi cammina incontro oggi? E non mi si dica che è una pace che si sente nel cuore, non ci credo, non è la sua grammatica, Lui si è fatto carne e si affida al pane al vino al corpo e non a un vago sentire. Cosa significa per me, per noi, oggi, quel suo camminare sulle acque, quel suo venirci incontro?
Io non lo so, davvero non lo so. So solo che non mi basta che lui cammini. Io vorrei imparare a non morire dentro le mie di paure, dentro le mie difficoltà, dentro le mie tristezze.
Forse è questo che pensa Pietro. Che sia Gesù a camminare sulle acque serve a poco, siamo noi che vorremmo imparare a sopravvivere. E Pietro chiede di essere abilitato al miracolo. Gesù lo chiama e lui obbedisce. “Vieni”, dice Gesù. Non aggiunge altro.
“Vieni” come unico antidoto alla paura.
“Vieni” forse è davvero tutto qui. Forse la fede è questione di imparare a sentire il richiamo alla vita che il mondo ci canta continuamente, forse fede vera è riuscire a percepire quel “sussurro di una brezza leggera” per dirla con Elia, prima lettura, quel silenzio sottile che abita anche ogni tempesta e che ci chiama a diventare quel che siamo chiamati a essere. Uomini e donne a Sua somiglianza. Forse la fede è accettare le tempeste e pure il vento contrario, ma con la sicurezza che ogni esperienza della vita, in fondo, ci chiama a nuova comprensione di ciò che siamo, ogni esperienza, anche la più dolorosa, ci invita a rinascere, ogni esperienza è un invito a stupirci per ciò che possiamo diventare.
Pietro si fida. Siamo chiamati a camminare nel mare in tempesta o nell’incertezza liquida del quotidiano, ma lo possiamo fare solo se siamo innamorati di chi ci chiama. Solo se abbiamo un orecchi attento a quel Signore che continuamente sussurra al nostro orecchio: “vieni”.
Il mare in tempesta è affrontabile solo da occhi innamorati. Solo gli innamorati accettano il rischio di cambiare, accettano il rischio di perdersi per raggiungere l’amato.
Io non lo so cosa sia successo duemila anni fa su quella barca ma mi pare che oggi questo brano ci chieda semplicemente di fidarci della vita, di credere che ogni esperienza è una gravidanza che ci partorisce (spesso nel dolore) e che per rinascere quindi bisogna essere innamorati ma anche saggi, della saggezza di chi sa chiedere aiuto prima di affogare. Il parto è un evento doloroso, ma da questo dolore scaturisce la gioia, una gioia infinita.
Ecco, carissimi, cosa il vangelo, oggi, ci vuole dire: la vita ci presenta e ci presenterà sempre l’evento doloroso, la note, il buio, il vento contrario, ma se riusciamo a fidarci di Dio che continuamente sussurra al nostro cuore “vieni” da queso evento, da questa vita scaturisce la gioia, la gioia di chi ama e sa di essere amato sempre e nonostante tutto.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Quale vento ha rischiato di farmi dimenticare del Signore?
Quando mi sono sentito sollevato dalla sua mano e accompagnato?
Quale desiderio ti affido oggi, nella piena speranza di essere esaudito?
PREGHIERA
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.
Sal 84