LEGGO IL TESTO
Dal secondo libro dei Maccabèi 7,1-2.9-14
In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.
Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri».
[E il secondo,] giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture.
Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».
Liturgia della Parola: http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20221106.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
La liturgia della Parola della XXXII domenica del Tempo Ordinario, ci presente, nella prima lettura, una bellissima storia di sterilità.
Una satira pungente quella dei sadducei: una moglie che accompagna alla morte sette mariti senza lasciare figli. Una donna che muore, alla fine, sterile.
Una storia geniale che diventa occasione per deridere l’idea di una vita futura ed eterna, quella che Gesù stava cercando di narrare: con quale marito risorgerà la moglie? Semplicemente satira, che mette in risalto, con espressioni che vanno dall’ironia al comico atteggiamenti comuni. Ma quando la satira è pungente svela la verità.
E, oggi, siamo chiamati a ringraziare i sadducei che, inconsapevolmente, svelano la sterilità che abita ognuno di noi.
La sterilità dei nostri tentativi di opporci alla morte imponendo discendenze: ma mettiamo al mondo sempre e solo vite a termine: quanti rapporti di amicizia sono a termine; quante relazioni di amore, con il ondo, la società sono a termine; quante volte costruiamo una relazione con Dio a termine.
L’eternità passa invece una sterilità custodita e ad accolta. La sterilità di chi vive la vita come Segno. La sterilità di chi sente di non possederla fino in fondo la vita, di chi vive il tempo come un dono e accoglie ogni respiro con gratitudine. La sterilità di chi fonda le proprie relazioni sul perdono, al misericordia e l’amore puro, cioè vivo. La sterilità di chi vive la precarietà del viandante.
Essere un segno, dell’Infinito, ma sempre e solo un segno. Perché tutta la realtà non è altro che un Segno dell’Eterno. Quando amiamo e siamo amati sussurra in noi l’Eterno: la nascita di un bambino, un gesto di perdono, una lacrima, la ruga di un vecchio, l’ultimo respiro, ogni nostalgia, la bellezza della poesia: tutto l’Amore è Segno dell’Eternità. Carissimi amici, quando i nostri gesti non narrano l’Eterno Amore siamo già morti, qui, adesso, è già morte. Quando la nostra vita è mera sterilità..siamo già morti. La nostra vita o ha li gusto dell’amore di Dio o è morta.
Gesù ci chiede di liberarci dall’ossessione di imporci sulla vita, dalla pretesa di lasciare il segno del nostro passaggio per imparare a diventare noi segno dell’Amore, segno dell’Eterno che chiede di raccontarsi in noi, segno del Suo Passaggio: Pasqua.
Vivere precari e leggeri facendo esperienza dell’Amore che qui e ora parla già la grammatica dell’Eterno, la resurrezione si impara amando.
Entrare nella logica del segno, fragile eppure così luminoso, ci permette di non pretendere più nulla, passare dalla pretesa, che è atteggiamento violento di chi prende (“prendono moglie e prendono marito”), alla logica dell’accoglienza (“…degni della vita futura e della resurrezione non prendono né moglie né marito”).
Accoglienza delle mie e altrui debolezze, siamo solo segno dell’amore non siamo l’Amore. Ma anche accoglienza senza pretesa della realtà: la mia famiglia, la mia comunità, la mia chiesa… non può essere perfetta.
Chiedere alla storia di essere segno di Altro, che non si appiattisca sul presente, che mi regali, anche solo per brevi spazi, il Suo volto, il resto è imperfezione da accogliere con misericordia.
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Quali sono le domande più importanti per te oggi?
Cosa ti tiene prigioniero di logiche di morte?
In che luogo della tua vita hai bisogno di nuova vita?
PREGHIERA
Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno.
Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole.
Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi,
io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine.
Salmo 16