LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Luca 31,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Entriamo nella settimana che ci porta al Natale e il vangelo di questa IV domenica di Avvento ci insegna ad essere cristiani o meglio a comprendere chi è il cristiano.
Un autore del III secolo (Origene di Alessandria) afferma che l’immagine più bella del cristiano è quella di una donna incinta, che porta in sé una nuova vita. E non occorre che parli, è evidente a tutti ciò che accade: è viva di due vite, battono in lei due cuori.
Il cristiano passa nel mondo gravido di Dio portando un’altra vita dentro la sua vita, imparando a respirare con il respiro di Dio, a sentire con i sentimenti di Cristo, come se avesse due cuori, il suo e uno dal battito più forte, che non si spegnerà più. Ancora adesso Dio cerca madri, per incarnarsi.
In che modo portare Dio? Ce lo insegno il vangelo attraverso l’incontro di Maria con Elisabetta, che ci insegnano l’arte del dialogo.
Desidero soffermarmi su tre passi di questo incontro:
Il primo passo: Maria, entrata nella casa, salutò Elisabetta. Entrare, varcare soglie, fare passi per andare incontro alle persone. Non aspettare che qualcosa accada ma diventare protagonisti, avvicinarsi, bussare, ricucire gli strappi e gli allontanamenti. Bella l’etimologia di “salutare”: contiene una promessa di salute per le relazioni, di salvezza negli incontri.
Il secondo passo: benedire. Elisabetta…esclamò: Benedetta tu fra le donne. Se ogni prima parola tra noi fosse come il saluto di chi arriva da lontano, pesante di vita, nostalgia, speranze; e la seconda fosse come quella di Elisabetta, che porta il “primato della benedizione”. Dire a qualcuno “sei benedetto” significa portare una benedizione dal cielo, salutare Dio in lui, vederlo all’opera, vedere il bene, la luce, con uno sguardo di stupore, senza rivalità, senza invidia. Anche l’altro che incontriamo è gravido di Dio. Se non impariamo a benedire, a dire bene, non saremo mai felici.
Il terzo passo allarga orizzonti: allora Maria disse: l’anima mia magnifica il Signore. Il dialogo con il cielo si apre con il “primato del ringraziamento”. Per prima cosa Maria ringrazia: è grata perché amata. L’amore quando accade ha sempre il senso del miracolo: ha sentito Dio venire come un fremito nel grembo, come un abbraccio con l’anziana, come la danza di gioia di un bimbo di sei mesi, e canta.
Allora, anche noi siamo chiamati a compiere questi tre passi per giungere la Natale: varcare le soglie dell’altro, andare incontro all’altro; benedire, dire bene dell’altro e ringraziare Dio perchè abbiamo incontrato l’amore, cioè lui nell’altro.
A Natale, anche noi come Maria dobbiamo essere grati perché amati, perché visitati dal miracolo, perché portatori di Dio.
ESERCIZIO PER L’ANIMA
In che modo portiamo Dio nella vita dell’altro?
Ci sentiamo “gravidi” di Dio?
PREGHIERA
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
-Sal 79-