LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo 2,13-18
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Liturgia della Parola: http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20221228.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
La celebrazione del Natale prosegue con il ricordo dei santi Innocenti, cioè tutti quei «bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù» (Mt 2,16) nel tempo in cui il Figlio di Dio è venuto al mondo.
Tale eccidio rappresenta una delle prime conseguenze del Natale del Signore. Anzi è inquietante che la chiesa celebri questa festa, affermando, così come abbiamo ascoltato nella preghiera colletta, che «nei santi Innocenti» Dio è «stato glorificato non a parole, ma con il sangue».
Possiamo interpretare in tanti modi questa festa, ma ci facciamo accompagnare dall’apostolo Giovanni, custodendo nel nostro cuore le parole della prima lettura come se fossero una lampada necessaria per muoverci tra le inevitabili «tenebre» (1Gv 1,6) che accompagnano la storia: «questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna”» (1Gv 1,5).
Dentro il nostro cuore alberga un piccolo «Erode» (Mt 2,16) che si sente continuamente spodestato dalla presenza di Cristo. La festa dei Santi Innocenti ci fa prendere consapevolezza di ciò che in noi si oppone alla luce del messaggio di Cristo. Nemmeno le «tenebre» (1Gv 1,5) che abitano in noi e nelle quali camminiamo — talvolta con così tanta superficialità — possono essere facilmente giustificate o comprese. «Dio è luce e in lui non ci sono tenebre» (1,5).
Eppure, è nella realtà inevitabilmente segnata dalle tenebre che il dono del Natale va accolto, custodito e fatto fruttificare come l’inizio della rivoluzione dell’amore e della solidarietà che, di certo, rallegra i poveri e i piccoli, disturba i grandi e i potenti.
Gregorio di Nissa così esclama: «Dopo l’albero del peccato si leva l’albero della bontà, la croce. Oggi comincia il mistero della Passione» (GREGORIO DI NISSA, Omelia sulla Natività di Cristo, PG 46,1128). La venuta nella carne del Verbo, infatti, è il segno più grande della passione di Dio per la nostra realtà, che comporta l’accettazione della passione per la nostra umanità: «È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati, non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo» (1Gv 2,2).
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Come esercito il potere che mi è stato dato?
In quale occasione ho sperimentato una chiusura che mi ha portato a scelte sbagliate?
Quale passo mi sento chiamato a compiere oggi?
PREGHIERA
Se il Signore non fosse stato per noi,
quando eravamo assaliti,
allora ci avrebbero inghiottiti vivi,
quando divampò contro di noi la loro collera.
Allora le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi;
allora ci avrebbero sommersi
acque impetuose.
Siamo stati liberati come un passero
dal laccio dei cacciatori.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
egli ha fatto cielo e terra.
Salmo 123