LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20230611.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Carissimi amici,
celebriamo la solennità del Corpus Domini. Cosa ricordiamo con questa solennità? Cosa celebriamo? Ce lo dice il Vangelo che leggiamo durante la celebrazione Eucaristica: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”.
Un cielo che nutre, un cielo che si lascia mangiare, un cielo disceso come manna sulle strade polverose e affaticate della nostra umanità. Nutrirsi di cielo per continuare a vivere, masticare l’Infinito per vivere in Eterno.
Siamo invitati da Dio a nutrirci del pane vivo disceso dal cielo, che è accogliere la fragranza di ogni mattino, gustare la bellezza del tempo, assimilare la durata dei giorni. Nutrirsi di Cielo.
Non perdiamo, come i Giudei del vangelo, in aspre discussioni che limitano, chiudono, impediscono a Dio di farsi presente. Come può darci la sua carne da mangiare?
Dio sa bene che non basta mangiare per vivere, Dio è convinto che l’uomo ha il diritto di nutrirsi di Sogni a misura di Cielo, e che la carne se non è fecondata dall’Infinito muore.
Mangiare Dio significa vivere come Dio ci insegna. Forse ci spaventa. Mangiare non è riempire un vuoto ma lasciarsi trasfigurare. Magiare di Dio significa scomparire, attraversare la passione, significa il rifiuto, significa lo scandalo, l’incomprensione, il fallimento, significa che solo pochi, solo quelli che ci amano davvero potranno intuire la resurrezione.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Dio in noi e noi in Dio. Solo questo conta. Siamo chiamati a prendere la sua vita come misura alta del nostro vivere. Solo così conosceremo cos’è vivere davvero.
Cristo vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l’esistenza come l’ha vissuta lui.
Dio si è fatto uomo perché ogni uomo si faccia come Dio. Mangiate di me, ci dice, oggi, il Signore. Vuole stare nelle nostre mani come dono, nella nostra bocca come pane, nel nostro intimo come sangue. Lasciamo che il nostro cuore assorbi Dio.
Mangiare e bere la vita di Cristo è un evento che non si limita alle celebrazioni liturgiche, ma che si moltiplica dentro il vivere quotidiano, si dissemina sul grande altare del pianeta, nella «messa sul mondo» (Th. de Chardin). Io mangio e bevo la vita di Cristo quando cerco di tradurre i suoi insegnamenti nella mia quotidianità, quando mi prendo cura con tenerezza di me stesso, degli altri e del creato. Quando cerco di fare mio il segreto di Cristo, allora trovo il segreto della vita. Quando il perdono e la riconciliazione hanno il nome di Cristo. Quando l’amore diventa sinonimo di Dio.
Questa solennità ci ricorda che il Verbo si è fatto carne perchè la carne si faccia Spirito.
Celebrare l’Eucaristia e fare oggi memoria particolare e solenne di questo mistero che ritma e nutre il cammino della Chiesa, significa ricordare ed evocare quanto è buono il Signore, tanto da farsi per noi buono come il pane pur di nutrire il nostro cammino di libertà in quello che è il «deserto» (Dt 8,2) della nostra vita quotidiana.
Carissimi amici, diventiamo pane per la vita del mondo. Nutriamoci di cielo per essere cielo nella ita dell’altro. Ricordiamoci, come ci invita la seconda lettura, che siamo saziati da un pane che non perisce per nutrire l’altro che incontriamo quotidianamente nella nostra esistenza.
Il Signore ha moltiplicato e condiviso il pane per essere continuamente pane per gli altri. Isacco Siro dice che «Ciò che succede al pesce quando si trova fuori dall’acqua succede al discepolo quando perde la memoria di Dio e si disperde andando dietro alla logica del mondo» (ISACCO SIRO, Trattato, 43).
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
La messa: posso dire di sentirla o di celebrarla?
L’eucaristia: cosa vuol dire per me che Dio ci abita con tutta la sua vita?
Il regno: prevale in me la paura o la gioia di donare la vita?
PREGHIERA
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.
Sal 147