LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20231001.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
“Figlio vai a lavorare nella vigna”, che significato diamo a questo invito?
Possiamo avere due tipi di risposta: da operai, chiamati a costruire un modello funzionante: di chiesa, di casa, di stato, di famiglia… poco importa di cosa ma un modello.
Lavorare nella vigna da operai è crescere una bella famiglia oppure essere il pastore di una parrocchia alla moda, capace di progetti pastorali invidiabili e di proposte culturali inarrivabili, di liturgie perfette, di visioni progressiste. Operai bellissimi e funzionali, riconosciuti e amati e stimati. Oppure essere superiori di una comunità perfetta.
Ma il Signore ci invita, in questa domenica, a lavorare nella vigna da figli. Il Signore ci vuole figli e non operai. Il figlio non deve dimostrare niente a nessuno; non deve costruire niente per nessuno se non per se stesso.
La vigna non è la chiesa o la parrocchia o la famiglia o la comunità. Ridurre la vigna a un ambito è ridurre l’uomo a un ruolo, la comunità o la parrocchia a un ruolo.
La vigna della parabola non è altro che la nostra umanità. Il figlio torna nella vigna quando comprende che quel sì corrisponde ad un sì profondo, a quello che brucia in fondo al suo cuore.
Si chiama vocazione ed è dei figli e non degli operai rispondere ad una vocazione. Al primo figlio non importa nulla di essere riconosciuto, gli importa di rispondere a ciò che sente essere vero per lui, a ciò che lo umanizza, a ciò che gli permette di sentirsi figlio promettente della vita.
Il primo figlio si pentì e andò a lavorare. Di che cosa si pente? Di aver detto di no al padre?
Letteralmente Matteo dice: si convertì, trasformò il suo modo di vedere le cose. Vede in modo nuovo la vigna, il padre, l’obbedienza. Non è più la vigna di suo padre è la nostra vigna. Il padre non è più il padrone cui sottomettersi o al quale sfuggire, ma il Coltivatore che lo chiama a collaborare per una vendemmia abbondante, per un vino di festa per tutta la casa, per una vita riuscita. Adesso il suo cuore è unificato: per imposizione nessuno potrà mai lavorare bene o amare bene.
Il nostro deve essere un sì che crea identità. Non possiamo immaginare di vivere in un mondo senza attese, non possiamo far sparire ruoli ma siamo chiamati a dire dei no, costi quel che costi, quando ci accorgiamo che la nostra obbedienza è una maschera per trovare un posto nel mondo, nella famiglia, nella parrocchia, nella comunità.
I pubblicani e le prostitute del vangelo non passano davanti perché sono moralmente migliori, sono solo più fortunati, non devono nascondere niente, sono quello che appaiono.
In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Dura frase, rivolta a noi, che a parole diciamo “sì”, che ci vantiamo credenti, ma siamo sterili di opere buone, cristiani di facciata e non di sostanza. Ma anche consolante, perché in Dio non c’è condanna, ma la promessa di una vita buona, per gli uni e per gli altri.
La morale evangelica non è quella dell’obbedienza, ma quella della fecondità, dei frutti buoni, dei grappoli gonfi: volontà del Padre è che voi portiate molto frutto e il vostro frutto rimanga…
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
In che modo assomiglio al primo figlio? Cosa mi frena?
Sono consapevole di lavorare nella mia vigna?
PREGHIERA
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
I peccati della mia giovinezza
e le mie ribellioni, non li ricordare:
ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.
Sal 24