LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,24-35
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20240804.shtml
Domenica scorsa il Vangelo ci ha presentato l’episodio detto della “moltiplicazione dei pani”. In realtà, stando al contesto, Gesù non moltiplica i pani, ma li distribuisce.
Il Vangelo di questa domenica ci presenta un cammino di fede luminoso e certo, arduo sì, ma meraviglioso.
Per compiere un cammino dobbiamo necessariamente metterci in viaggio, è necessario partire. Le piccole barche, come specifica l’evangelista, sulle quali si muove la folla per cercare e inseguire Gesù, ci danno subito l’idea della nostra condizione di fragilità e di insicurezza. Ma proprio di qui bisogna cominciare il percorso, senza paura. Tutti noi siamo chiamati a compiere la traversata, ad andare al di là, per trovare il Maestro e il Signore. La fede è un continuo mettersi un cammino, un compiere una traversata, andare al di là della fragilità.
Perchè siamo chiamati a compiere un cammino? Per passare dalla logica del bisogno a quella del desiderio.
La ricerca del Signore è chiamata a diventare desiderio di Dio. Il desiderio cerca la relazione e si apre alla libertà dell’altro. Quando Gesù rimprovera le folle dicendo che esse lo cercano non perché hanno visto dei segni ma hanno saziato il loro appetito, dice appunto che esse non hanno saputo passare dal dono del pane al Donatore, non hanno colto simbolicamente la realtà, non hanno riconosciuto in Gesù colui che narra e testimonia la presenza del Dio che “dà il pane a ogni carne” (Sal 136,25). Non hanno fatto il salto della fede e sono rimasti ancorati alla materialità del dono e dunque alla schiavitù del bisogno.
La fede, carissimi amici, non è un bisogno da sfamare, ma un desiderio da nutrire andando costantemente alla fonte. È Dio il nostro nutrimento. La sua Parola è nutrimento. Mangiare la parola è accogliere il dono di Dio, assimilare la sua volontà, entrare nella sua vita lasciando che la sua vita entri in noi e ci trasformi.
San Gerolamo diceva: “Poiché la carne del Signore è vero cibo e il suo sangue vera bevanda, secondo il senso anagogico, questo è l’unico bene nel mondo presente: cibarci della sua carne e del suo sangue non solo nel mistero dell’altare, ma anche nella lettura delle Scritture. Pane di Cristo e sua carne sono la Parola di Dio e l’insegnamento celeste” (Comm. in Eccles. III,13).
Dio è il nostro desiderio. Dio è l’unico essere vivente che sazia la nostra fame di verità, di amore, di lealtà.
Le cose, lo sappiamo, non bastano mai, non ci saziano mai. E le persone? Quando pensano di aver dato tutto ciò che potevano dare si allontanano, diventano un pane che non nutre. Non colmano più la vita. E se ne vanno. E ci limitano. Noi nasciamo affamati. Il bambino ha fame di sua madre, ed ella lo nutre di latte e di sogni. Gli sposi hanno fame l’uno dell’altro, e poi di un figlio che incarni il loro amore. E quando una famiglia è completa e in armonia, dovrebbe sentirsi appagata.
E invece sentiamo una felicità sempre minacciata. Ed abbiamo fame e paura, desideriamo amici e temiamo tradimenti. Abbiamo fame di corpi e poi di infinito.
Carissimi, la risposta a questa fame non è fra le cose create. La pienezza della vita non è dentro la vita, è fuori: un pane dal cielo. Pane è parola piena di significati e di gioia. Non indica solo un pugno di farina passato nel fuoco, ma indica tutto ciò che serve a mantenere la vita. Indica Amore. Dignità. Pace. Libertà. Energia. Questo è il nostro pane quotidiano. Questo è Cristo, pane della vita, vita di Dio.
Questo pane dobbiamo continuamente desiderare per sfamare la fame del nostro corpo, del nostro cuore e della nostra anima.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Quale paura si nasconde dietro il mio bisogno di essere rassicurato da un segno?
In che occasione ho sentito il mio cuore sazio?
Quale segno voglio chiedere al Signore oggi? Di che pane vorrei essere nutrito?
PREGHIERA
Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.
Diede ordine alle nubi dall’alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di loro la manna per cibo
e diede loro pane del cielo.
L’uomo mangiò il pane dei forti;
diede loro cibo in abbondanza.
Li fece entrare nei confini del suo santuario,
questo monte che la sua destra si è acquistato.
Sal 77