LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-23
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20230528.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Il Vangelo di oggi fa coincidere la Pentecoste con il soffio di Gesù: “…detto questo soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo”.
Nel libro degli Atti degli apostoli l’evento della Pentecoste viene narrato in maniera differente. Non c’è anzitutto la presenza di Gesù, ma lo Spirito giunge accompagnato da un fragore del cielo, da un vento impetuoso e da lingue di fuoco. C’è però un parallelo comune, una costante, molto importante. E riguarda i discepoli. In entrambi i brani li troviamo barricati in casa, in lockdown diremmo oggi. Il Vangelo a differenza degli Atti degli Apostoli esplicita la causa “per paura dei giudei“. I discepoli non escono di casa perché hanno paura di essere ammazzati come il loro Maestro. La paura li ingabbia.
Carissimi, quando la paura prende il sopravvento la vita si chiude. La paura è la paralisi della vita. Quanta paura nelle nostre comunità, nella nostra vita, nelle nostre relazioni. I discepoli hanno paura anche di se stessi, di come lo hanno rinnegato. E tuttavia Gesù viene. La comunità presente nel cenacolo è una comunità dalle porte e finestre sbarrate, dove manca l’aria e si respira dolore, una comunità che si sta ammalando. Tuttavia Gesù viene.
Papa Francesco continua a ripetere che una chiesa chiusa, ripiegata su se stessa, che non si apre, è una chiesa malata. Eppure Gesù viene. Viene in mezzo ai suoi, prende contatto con le loro paure, con i loro limiti, senza temerli. Sa gestire la nostra imperfezione. Quante nostre comunità sono chiuse, ammalate, barricate in se stesse. Eppure Gesù viene e sceglie proprio coloro che lo avevano abbandonato e li manda ad annunciare.
Nonostante nelle nostre comunità manchi l’aria e si respira dolore, Gesù viene e avvia processi di vita. In che modo? Attraverso un metodo umano e semplice: quello del primo passo. Compiere sempre il primo passo. Il cardinal Martini diceva ai suoi preti: in qualsiasi situazione, anche in quella più perduta, indicate un passo, un primo passo è possibile sempre, per tutti, un passo nella direzione giusta. Noi non saremo giudicati se avremo raggiunto l’ideale, ma se avremo camminato nella buona direzione, senza arrenderci, con cadute e infinite riprese, con gli occhi fissi ad una stella polare.
Detto questo, soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. Lo Spirito è il respiro di Dio. In quella stanza chiusa, in quella situazione che era senza respiro, ora è immersa nel respiro di Cristo, che è sempre novità. Il dono dello Spirito segna un nuovo inizio per la vita di ciascuno. È a partire dalla Pentecoste infatti che i discepoli di Gesù sapranno superare le loro paure e iniziare ad annunciare il Vangelo «a ogni creatura». In che modo si annuncia il vangelo? Con la testimonianza della propria vita. Non con le belle omelie o con i bei progetti pastorali e di comunità, ma con la vita, con l’offerta della vita, con il “martirio”.
Il Vangelo ci suggerisce che il Vangelo si annuncia con la vita attraverso la misericordia.
A coloro cui perdonerete i peccati saranno perdonati, a coloro cui non perdonerete non saranno perdonati. Il perdono dei peccati non è una missione riservata ai preti, è un impegno affidato a tutti i credenti che hanno ricevuto lo Spirito, donne e uomini, piccoli e grandi. Il perdono non è un sentimento, ma una decisione radicale di vita. Solo a partire da un perdono incondizionato e pieno, si può apprendere un linguaggio – quello della misericordia – capace di aprire qualsiasi porta e di toccare ogni cuore. Perdonare è donare attraverso le ferite ricevute, è fare del male subìto l’occasione di un gesto di amore, è creare pace con una sovrabbondanza di amore che vince l’odio, la violenza e il rancore. Vincere il male con il bene, rispondere alla cattiveria con la dolcezza, far prevalere la grazia sulla vendetta e sulla rivalsa.
Carissimi amici, l’amore reciproco sarà necessariamente esercizio di perdono reciproco. E l’annuncio al mondo sarà necessariamente annuncio del perdono di Dio ed esercizio di perdono verso tutti. Ecco, il nostro compito, che ci è ricordato con forza in questa festa della Pentecoste: fare spazio in noi allo Spirito perché solo così possiamo fare spazio in noi all’amore che risponde alle offese, allo sguardo puro che nel male ricevuto riconosce l’occasione di perdonare, di amare come Gesù stesso ha amato.
Il perdono è il frutto dello Spirito. Per perdonare occorre rinunciare alla volontà di vendicarsi; riconoscere che si soffre per il male subìto; condividere con qualcuno il racconto del male subìto; dare alla collera il diritto di esprimersi; perdonare a se stessi; comprendere l’offensore, cioè guardarlo come un fratello che il male ha allontanato da me; trovare un senso al male ricevuto; sapersi perdonati da Dio in Cristo.
Lo Spirito è dono e impegno: dono alla chiesa e al credente attraverso i frutti di carità, pace, benevolenza, pazienza, mitezza; impegno a narrare, attraverso la nostra vita, il perdono di Dio.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Siamo disponibili a perdonare?
Che aria si respira nella nostra vita e nelle nostre comunità?
PREGHIERA
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
– Sequenza –