LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo 5,1-12
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20231101.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
La Liturgia della Parola, nella solennità di Tutti i Santi, ci presenta la bellissima pagina delle Beatitudini. Che bello pensare a questo questo Gesù che si siede in cima a un monte e si lascia avvicinare. E più l’uomo si avvicina, a piccoli passi, come su suolo sacro, come entrando in chiesa, come nella stanza dove dorme chi più ami, più l’uomo si avvicina e più si sente cucire addosso un vestito prezioso, quello del discepolo, in cammino verso la santità.
Le beatitudini: parole lievi e rivoluzionarie, gentili e infuocate, delicate e radicali. Parole che abilitano l’umanità a una resistenza che non ammette violenza, a una ribellione efficace perché non oppositiva, a una rivoluzione che scaglia lacrime e silenzio e speranza contro la disumanità.
La rivoluzione di chi sa allevare un cuore alla povertà. Povero è chi sceglie di opporsi alla violenza seminando battiti cardiaci imploranti come preghiere, richieste d’amore, appelli di cura e di custodia. Chiediamo una chiesa rivoluzionaria, quella dei cuori affamati di cura, quella che sa bene che un discepolo è solo un bisognoso d’amore.
E poi ci invita a non smettere di piangere. Solo le persone che hanno ancora il coraggio di scagliare lacrime contro l’arroganza e l’indifferenza hanno ancora una possibilità di cambiare il mondo. Partendo da se stesso.
Carissimi, non è più tempo di dare fiducia agli arroganti, a non credere in chi ha le soluzioni facili. Il mondo sarà cambiato con la mitezza di chi si sente erede di una terra che ha trovato e vuol lasciare a chi verrà dopo di lui. La mitezza di chi non si sente padrone mai, ma neppure schiavo ma padrone mai, viandante quello sì, grato e stupito e leggero. La rivoluzione è dei miti e del loro sorriso scagliato controvento.
Non crediamo più a chi pretende giustizia ma nemmeno a chi la promette. Il mondo non è giusto e non lo sarà mai. Le rivoluzioni violente illudono, promettono, poi replicano. Crediamo solo nella beatitudine rivoluzionaria di chi vive di passaggio ma, mentre cammina, rimane affamato. Affamato ora, per essere saziato poi, ma da un Amore più grande. Affamato, contro chi non sente più il profumo del pane buono della fraternità, affamato, così affamato, da non sprecare nemmeno un boccone di pane, anche piccolo, perché si procede a morsi, perché solo così non si perde il ricordo, la memoria, dell’approdo.
Camminiamo di misericordia in misericordia. Solo così cresce la vita. Siamo vivi solo grazie al perdono che altri ci hanno offerto e che io, a fatica, sto imparando a regalarmi. Non crediamo nella vendetta, nella punizione e nel castigo, non ci crediamo non perché siamo buoni ma perché non funzionano. La violenza porta solo ad altra violenza. Ricamare trame di pazienza, allenarsi a riconoscere umanità in ogni persona, non smettere di ringraziare per quando la vita, misericordiosamente, ci ha graziati. Resistere alla tentazione dell’aggressività, non dare fiducia a chi parla con cuore risentito. Sospettare sempre di chi “perdona ma non dimentica” amare invece chi non dimentica il nostro nome, di chi non dimentica il nostro indirizzo e il nostro numero di telefono nonostante la nostra miseria. Amare chi non riesce a dimenticare la fragilità umana perché ne è perdutamente innamorato. Sospettare di chi parla spesso di perdono e di misericordia, amare chi nel nascondimento riesce a preparare orizzonti, strade percorribili a chi non crede più in se stesso.
Chiediamo un cuore puro, ma dove puro non vuol dire immacolato ma vivo. Puro nel suo essere cuore, puro nella sua vocazione profonda: che il cuore faccia il suo mestiere: ami! Sospettare sempre di chi parla troppo d’amore, di chi ostenta, il cuore quando è puro, non ha bisogno di alzare la voce per farsi sentire.
Operiamo sempre la pace partendo da se stessi. La pace non si scambia, la pace non si promette, la pace non si concede, la pace: è, la pace abita. Beato è chi è pacificato, non perché non conosce conflitti ma perché nulla può smuovere la gioia di essere figlio. Figli di un Dio che siede e aspetta, in pace, al centro del mio essere più profondo. E noi non dobbiamo far altro che camminare, semplicemente camminare, con leggerezza rivoluzionaria, con il sorriso di chi ha sperimentato di essere amato, camminare verso la pace. Verso se stessi.
Carissimi amici, non siamo schiavi della paura, nemmeno in tempo di persecuzione, dove la persecuzione peggiore è quella che ci infliggiamo per la paura di non essere all’altezza della vita. Non abbiamo paura degli insulti, nemmeno di quelli pesantissimi che noi facciamo a noi stessi quando siamo stanchi di amare. E non ci facciamo prendere dalla paura della menzogna perché la verità non è una cosa, un’idea, una religione, che sono tutte cose che possiamo perdere, no, la verità e una persona e noi non la perdiamo perché appena ci allontaniamo lei si ferma. E ci aspetta.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Quali esperienze personali hai vissuto come contraddizioni?
Tra queste, quali puoi chiamare “beatitudini”?
Con quale nuovo atteggiamento quelle tue beatitudini personali ti fanno stare nel mondo?
PREGHIERA
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.
Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Sal 23