Un umile ed esemplare figlio di San Camillo”
Rocco Ferroni nacque il 30 ottobre 1856 a Marzana (Verona) ed entrò nell’Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani) in Verona il 19 novembre 1869, quando era ancora vivente il servo di Dio Camillo Cesare Bresciani, autentico riformatore dell’Ordine, istitutore della Provincia Lombardo-Veneta, apostolo della carità camilliana a Verona. Fu novizio nel 1874 ed emise la professione religiosa il 2 febbraio 1879 e il 1° maggio dello stesso anno venne ordinato sacerdote; espletò vari incarichi nella suddetta provincia lombardo-veneta nel 1862; vice maestro dei novizi nel 1884; direttore dei postulanti nel 1887; esaminatore provinciale nel 1888; superiore negli anni di varie Comunità Camilliane: Cremona, Verona, Santa Maria del Paradiso, San Giuliano di Quinziano, S. Antonio; maestro dei professi nel 1919; consigliere provinciale nel 1920. Fu definito unanimemente “la regola vivente”, per la sua lunga vita sempre esemplare; al letto degli infermi profuse esempi di carità, come vero figlio di s. Camillo de Lellis. Morì santamente nella casa di S. Antonio in Verona il 13 maggio 1939. A padre Rocco Ferroni vengono tuttora attribuite grazie e favori, segnalati da ogni parte del mondo. Per interessamento del clero veronese, di cui era confessore, del vescovo mons. Girolamo Cardinale e del beato Giovanni Calabria, fu aperto a Verona il 16 gennaio 1950, il processo per la sua beatificazione, ottenendo l’autorizzazione della Santa Sede il 20 dicembre 1952. “Facciamoci santi”. È un’espressione che di tanto in tanto raccogliamo dalle labbra di padre Rocco e ci dicono un po’ l’ardente desiderio di perfezione da cui era divorato. Meglio delle parole ci illuminerà la sua condotta. La sua vita spirituale è ricca di virtù, delle quali ne elenchiamo alcune:
L’UMILTÀ
Padre Rocco fu veramente umile. La via percorsa da padre Rocco, il fondamento della sua umiltà: l’imitazione di Gesù: Cristo è la Via, la Verità, la Vita, e nessuno viene al Padre, se non per Lui. E padre Rocco nell’esercizio di questa virtù si regolò cosi: pose la sua vita sotto lo sguardo di Dio, sentendo tutta la grandezza, l’onnipotenza convinto che tutto il bene che c’era in lui era opera di Dio, e tutto il male opera sua. In confessionale si sentiva null’altro che ministro di grazia, strumento della misericordia di Dio, e perché chi lo avvicinava sentiva il Signore. Perché l’anima umile acquista una trasparenza tale che comunica Dio.
IL SILENZIO
“Parlava molto con Dio, poco con gli uomini”. Ed è questa forse l’espressione che coglie più al vivo la fisionomia di padre Rocco, perché la fissa in un atteggiamento che gli era abituale, ossia il desiderio di vivere in intimità con Dio. Padre Rocco fu un modello di silenzio; scegliamo tra le testimonianze; “era la personificazione del silenzio”. “Esemplare ammirabile di sacrificio silenzioso”. Con il quarto voto padre Rocco pose la sua vita in uno stato di totale dedizione verso gli infermi, arricchendo la sua spiritualità di una pienezza, anche umana e meravigliosa. Tutto sta nel tenere l’anima in un atteggiamento di offerta perenne, proprio come fece padre Rocco, per mezzo delle preghiere: perché c’è un’intima relazione fra la vita di preghiera e la saldezza dei voti.