L’Ospedale San Camillo è una delle strutture sanitarie più grandi della Capitale. Il primo nome fu Ospedale del Littorio, inaugurato ufficialmente il 27 ottobre del 1929. La benedizione fu data da Padre Germano Curti Superiore Generale dei Camilliani, ai quali venne affidato il servizio religioso. Il complesso ospedaliero polivalente è suddiviso in padiglioni, e si estende su un’area di 40 ettari del quartiere Monteverde di Roma. Sull’estremo lato sinistro dello spazio aziendale sorge il padiglione cappellani che comprende la casa e la Chiesa collegata sul fianco destro. Il primo cappellano Padre Moneta Marino, Superiore della casa dell’Ospedale San Giovanni, prese servizio la sera del 31 gennaio 1930. All’Ospedale Littorio i cappellani non costituivano Comunità a sé, ma appartenevano alla casa dell’Ospedale San Giovanni in Laterano. Bisognerà aspettare fino al 1932 per l’autonomia della cappellania. Giovedì 11 giugno 1931 è stata benedetta e inaugurata la Chiesa dal Padre Curti alla presenza delle autorità civili e militari. Il nome San Camillo è stato scelto nel 1946, con forte maggioranza tra il personale ospedaliero edificato dallo zelante cappellano Padre Lorenzo Ridolfi Camilliano che con il suo esempio ha onorato il Santo della Carità. L’esterno sia della Chiesa che della Casa dei cappellani, anche se distinto nelle linee architettoniche, nella tinta richiama il circostante polo ospedaliero col quale forma un tutt’uno e ne completa la grandiosità. L’interno dei due edifici è costituito da un complesso architettonico semplice, ma in questa semplicità architettonica l’elemento che si distingue, dentro la Chiesa per la maestosità e la grandiosità è l’arco trionfale su due poderose colonne poste in prossimità dell’abside. L’altare e il presbiterio sono di marmo bianco. Questa area presbiteriale è costituita da un’edicola, in marmo con colonne corinzie e timpano spezzato, in cui è posta come visione di soave conforto e sicura speranza la statua della Madonna con bambino, invocata “Salute degli Infermi”. Sopra l’atrio principale si erge imponente l’organo ligneo a canne metalliche donato alla Madonna in occasione dell’anno mariano 1954. Resta nella memoria storica la visita fatta da Papa Giovanni Paolo II all’Ospedale San Camillo il 3 luglio 1983, in occasione dell’Anno Santo della Redenzione. Durante l’omelia il Santo Padre ricorda che “questo ospedale porta il nome di uno dei santi che più intensamente hanno vissuto il mistero della Redenzione nel suo quotidiano attuarsi attraverso la Croce: san Camillo de Lellis, la cui opera prese avvio proprio in questa città quattro secoli or sono. Da allora ad oggi l’umanità ha compiuto un lungo cammino e nel nostro tempo i luoghi di ricovero e di cura non sono più isole segregate dal resto della comunità, ma ne rappresentano un aspetto qualificante di impegno e di progresso”. Oggi l’impegno dei cappellani dell’Ospedale San Camillo è primariamente quello di essere fedeli al carisma di assistenza agli infermi. Tuttavia anche il vivere quotidianamente insieme gli atti comunitari manifesta il meraviglioso carisma della misericordia che si esprime nell’aver cura gli uni degli altri, ovvero nel porsi a servizio pure in Comunità; nell’edificarsi gli uni gli altri, ove il crescere insieme aiuta al superamento del proprio limite. Pertanto il nostro essere e sentirci Comunità di cappellani non si fonda nella materialità di vivere sotto lo stesso tetto, ma nello spirito di carità e di fraternità, un amore per il quale ognuno è a servizio dell’altro. Questa reciprocità di relazione trova il suo fondamento in San Camillo che ha fatto della sua esistenza una crescita costante che l’ha portato, attraverso innumerevoli vicissitudini, a conformarsi a Gesù, divino Samaritano delle anime e dei corpi. San Camillo considerava il malato come se fosse la persona di Cristo sulla Croce. In questa visione di fede noi cappellani poniamo l’attenzione alla centralità della cura degli infermi. L’amore per Dio e per il prossimo è ciò che organizza il ministero pastorale quotidiano, stabilisce modelli assistenziali più efficaci che rispondono in modo adeguato alla multidimensionalità dei pazienti. In Ospedale il cappellano si inserisce armonicamente nel contesto dell’equipe assistenziale dei professionisti della salute e svolge con responsabilità, assiduo impegno e zelante cura il proprio ministero. La cura della persona nella sua totalità è integrata grazie alla partecipazione attiva del cappellano che offre assistenza spirituale e religiosa, visita quotidianamente i pazienti nei reparti, amministra i sacramenti e dà la piena disponibilità. Le esigenze spirituali e i convincimenti religiosi delle persone assistite non solo vengono rispettate, ma anche incoraggiate per non offendere la sensibilità del malato e rendere il ministero pastorale difficile per la soluzione di una relazione di aiuto. Chi vive il dramma della malattia sperimenta nella profonda relazione umana con noi cappellani, il personale ospedaliero e i familiari un vissuto certamente meno doloroso.
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Religiosi Camilliani
Azienda Ospedaliera “Ospedale S. Camillo – Forlanini”
Circonvallazione Gianicolense, 87
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