Sposa di Cristo, madre dell’umanità sofferente
Maria Domenica nasce in un piccolo centro della provincia di Lucca il 17 gennaio 1789, vive i primi anni dell’infanzia in maniera tranquilla e serena, sotto l’attenta e amorevole guida della madre e la severa educazione del padre. È una ragazza intelligente, ha un carattere aperto. La morte del padre è l’evento che inaugura una serie di lutti, che segneranno in maniera indelebile la sua vita, seguita da quella dei tre fratellini. Con l’aiuto della madre supera questo periodo turbolento. Si affaccia nell’età della giovinezza immersa nello studio delle materie umanistiche e sotto una attenta educazione religiosa, tipiche del suo ceto sociale.
Il 22 aprile sposa nella cattedrale di San Martino a Lucca, Salvatore Barbantini, è un matrimonio d’amore, desiderato e atteso, ma dopo soli 5 mesi, Salvatore improvvisamente muore, lasciando Maria Domenica e la creatura che portava in grembo. Maria Domenica non si lascia travolgere dalla disperazione, incarna quello che è il moderno concetto di “resilienza”, rialzandosi da questa ennesima prova e affidandosi a Dio, pronuncia il suo affidamento quella notte stessa: “Oh mio Dio… Dio del mio cuore… mi avete percossa a sangue… voi solo, Crocifisso mio bene, sarete da qui innanzi il dolcissimo sposo dell’anima mia… il mio unico e solo amore, la mia eterna porzione“. Da questo grandissimo dolore, illuminato da una fede ardente e da una speranza sconfinata nasce una donazione totale e senza limiti, le ore del giorno sono impegnate nella cura del suo amato Lorenzino, per cui dedicherà le ore della notte all’assistenza delle povere vedove della sua città nelle loro case. Ma una ennesima prova l’attende, ammalatosi, a soli otto anni il piccolo Lorenzo, muore, La povera madre è sconvolta: “Non so come non perdessi il senno“, scrive lei stessa e, mentre il suo cuore straziato piange lacrime di sangue, ancora una volta ella trasforma in offerta quel dramma indicibile: “Guardavo il cielo — afferma — e oppressa dal dolore, replicavo l’offerta di quell’unico amato figlio e dell’eccessivo mio dolore“.
Il matrimonio terreno interrotto e la maternità tragicamente finita si trasformano in un matrimonio divino e in una maternità spirituale e universale. Il suo cuore di madre d’ora in poi brucerà di giorno e di notte per i morenti, per gli abbandonati e i soli della sua città. Andrà in giro, accompagnata dalla sua lanterna per raggiungere al capezzale le vedove più sole e abbandonate di notte e di giorno, con la pioggia e con il sole. Una notte, assalita da un uragano, le si spegne il lumicino; brancolando a lungo nel buio, arriva finalmente al domicilio desiderato, e, con gli abiti zuppi d’acqua, compie assistenza per tutta la notte senza pensare a sé ma solo a Gesù, presente “nelle membra inferme” di quella persona malata.
Talvolta nel cuore della notte qualche male intenzionato le si avvicinava per importunarla, ma il suo coraggio e la sua ferma volontà di servire Cristo negli ammalati, le facevano vincere ogni paura, non si faceva intimidire e nessuno poteva spegnere la fiamma che le ardeva nel cuore!
Il Vescovo notò subito le sue doti e per questo motivo gli affidò la fondazione del monastero della visitazione per l’educazione dei giovani. Maria Domenica, docile alla voce dei pastori accetta con dedizione e generosità questo impegno, si fida completamente di Dio e della sua opera nonostante le sofferenze e le tribolazioni dopo sei anni di impegno la città ha il suo monastero ancora oggi in attività.
In questo periodo ha scoperto quella che è la sua vocazione, Maria Domenica vuole fondare un istituto di sorelle oblate Infermiere per servire Cristo nelle membra doloranti dei malati e sofferenti, a tempo pieno e per tutta la vita.
La prima comunità nasce il 23 Gennaio 1829, sono poche sorelle, un po’ ammalate ma ricche di zelo e di amore per Cristo presente nei morenti, compiranno prodigi di carità al capezzale dei più soli e abbandonati.
La Fondatrice e le figlie avevano un solo ideale, come specifica nelle sue Regole: “Visitare, assistere e servire il Dio umanato agonizzante nell’orto o spirante sulla croce nelle persone delle inferme povere e moribonde“. E tutto ciò “con un cuore tutto avvampante della carità di Cristo“.
Inoltre Maria Domenica insegnò alle figlie che la vocazione delle Ministre degli Infermi comporta il dono totale della persona nel “servire il malato anche a rischio della vita“. Per questo, nelle sue Regole, ella chiede ad esse la disponibilità al martirio: “Serviranno Nostro Signore Gesù Cristo nelle persone delle inferme con generosità e purità d’intenzione, pronte sempre ad esporre la propria vita per amore di Cristo morto sopra una croce per noi”.
Morì in Lucca il 22 maggio 1868, lasciando l’Istituto piccolo nel numero, ma forte nello spirito, generoso nel servizio ai malati.
Il 17 maggio 1995, in piazza S. Pietro, Giovanni Paolo II ha proclamato solennemente “Beata” Maria Domenica Brun Barbantini, indicandola al mondo quale testimone autentica “di un amore evangelico concreto per gli ultimi, gli emarginati, i piagati; un amore fatto di gesti di attenzione, di cristiana consolazione, di generosa dedizione e di instancabile vicinanza nei confronti degli ammalati e dei sofferenti“.
Postulazione
Sr. Riccarda Lazzari, postulatrice
Casa Generalizzia – Suore Ministre degli Infermi
Via Ausano Labadini, 20 – 00123 Roma