La nascente “Compagnia di Padre Camillo” si spostò nella zona retrostante la Chiesa di S. Stanislao dei Polacchi alle Botteghe Oscure dalla Chiesa della Madonnina dove vivevano e che attualmente non esiste più. Un motivo principale, ma non è il solo, è dovuto all’aria malsana che avvolgeva il luogo in riva al Tevere, e all’aumento del numero di coloro che chiedevano di aggregarsi alla compagnia.
Il luogo non è facile da individuare per i radicali cambiamenti che nel tempo si sono succeduti con varie costruzioni distruggendo il vecchio, compreso l’antica casa dove dimorava Camillo con i suoi primi compagni.
Qui S. Camillo con i suoi Religiosi hanno abitato dal febbraio 1585 alla fine di Dicembre del 1586, per passare alla Chiesa di S. Maria Maddalena. In questo luogo si sono avuti importanti eventi storici dell‘ormai avviata Congregazione di Padre Camillo.
Il primo è il nome dato alla Fondazione:
“Unito adunque un giorno con tutti suoi compagni che ancora non potevano arrivare al numero di dodeci propose loro questo suo pensiero. I quali doppo haver fatto molto discorso sopra ciò spinti dalla loro gran charità verso gli Infermi (che da loro erano tenuti in conto di Signori e Padroni) havevano quasi risoluto di chiamarsi li Servi delli infermi. Ma sovenendoli poi che nella Chiesa d’Iddio vera una Religione chiamata de’ Servi per non cagionar confusione cessarono da quel parere. Ricordandosi poi Camillo che nel Santo Evangelio si faceva piu volte mentione del nome di Ministro per imitar Giesu Christo nella santa humiltà si contentarono d’esser chiamati li Ministri delli Infermi. Col qual nome d’alhora in poi fù sempre chiamata la Congregatione essendosi fino a quel tempo chiamata la Compagnia del Padre Camillo.”
Il secondo è la richiesta di approvazione ufficiale da parte della Chiesa
Mediante il cardinal Tiberio Muti, Vescovo di Viterbo, il quale fu affascinato dalle Regole che aveva scritto Camillo.
“Della cui semplicità edificato il Cardinale (non havendolo ne anco esso mai piu visto, ne conosciuto) lo dimandò s’haveva alcuno che lo conoscesse in Roma, e che gli potesse dare cognitione di lui. Rispose Camillo di si nominando alcuni Signori Romani e particolarmente Virgilio di Crescenzo, e Patritio Patritij. Alhora soggionse il Cardinale che bastava fargli parlare da questi dui Signori, che del resto non haveria mancato d’aiutarlo. Il che essendo stato fatto da quei Signori con haver data ottima informatione di lui, restò il Cardinale sodisfattissimo, anzi molto ammirato ch’un huomo idiota, e senza lettere havesse dato principio ad un’opera cosi necessaria per il mondo; onde tra pochi giorni ne parlò al Pontefice Sisto Quinto. Il quale edificato della buona fama che gia n’era sparsa per Roma, e sperando anco che dovesse far molto frutto per l’avenire, lodò molto quel buon principio, e commise il negotio alla sacra Congregatione de Regolari. Nella quale (intervenendovi anch’esso Mondovi) doppo essere stato essaminato molto, e ventilato (non ostante che il Cardinale Santa Severina contradicesse molto) finalmente per gratia d’Iddio passò e fù concluso. Dicendosi che questa Compagnia meritava la confermatione Apostolica per essere applicata all’opere di charità cosi dentro gli hospidali, come intorno a’ morienti delle Città. Onde essercitandosi quella in una nuova sorte d’Instituto molto differente dall’altre, non era soverchia come diceva il Cardinal Santa Severina, anzi degna che fusse dalla santa Sede abbracciata, e confirmata. Del che essendone stata fatta relatione al Pontefice dal Cardinal Sans Capo della Congregatione Sua Santità con Breve Apostolico dato alli 18. di Marzo 1586. nel primo anno del suo Pontificato approbò, e confermò la Compagnia che da qui avanti chiameremo con nome di Congregatione, che cosi anco esso Pontefice la chiamò nel Breve.”
Il terzo è il momento della Croce Rossa sul petto.
Avendone sentito parlare bene dai Cardinali, Papa Sisto V lo vuol conoscere:
“Dove havendogli baciato i piedi con parole piene di molta semplicità gli disse che lui era Camillo servo inutile di cui indegnamente s’era servito Iddio per fondar quella Congregatione ch’ultimamente era stata dalla Santità sua confermata. Del che era andato à rendergline infinite gratie, et a sottometterla alhora per sempre a suoi santi piedi, e de suoi successori, et à quella Santa Sede Apostolica. Rispose il Pontefice che lo vedeva e conosceva volentieri e con suo contento, promettendo che nell’occorrenze gli haverebbe sempre aiutati, e favoriti. Nella qual benigna risposta confidato Camillo prese ardire di dimandargli gratia di poter cosi lui come tutti gl’altri della sua Congregatione portar una croce di panno Leonato sopra la sottana, e mantello per maggior distintione tra essi, e gli altri Chierici Regolari. Al che di buona voglia acconsentì il Pontefice dicendo esser ragionevole che si come l’instituto era differente da gli altri cosi ancora l’habito fusse differente, onde ordinò che gli ne facesse memoriale. Quale essendo stato fatto e da Camillo a sua Santità appresentato fù da quella alla medesima sacra Congregatione de Regolari commesso. Dove havendo Camillo presentata la forma, e misura della Croce che desiderava portare dipinta in un foglio di carta fù similmente tal dimanda giudicata necessaria. E però con un altro Breve Apostolico datto alli 26. di Giugno 1586. fù data facoltà a Camillo, e compagni di portare la Croce.” (Cic 80, p. 77) Il Breve Pontificio è Cum Nos nuper. Tre giorni dopo, festa dei SS. Pietro e Paolo, San Camillo con il piccolo drappello dei suoi Religiosi porteranno a conoscenza del mondo questo segno, visto in sogno dalla Mamma Camilla.