Camillo si converte, cambia direzione nella vita il giorno 2 febbraio 1575, a seguito di una serie di spiacevoli eventi.
La vita di ogni cristiano è una continua vocazione (chiamata) a convertirsi (cambiare mentalità), una costante apertura all’azione dello Spirito in noi. Santa Maria Bertilla Boscardin direbbe che una volontà è libera “[come] se l’inferno non esistesse e neppure il Paradiso e neppure il conforto della buona coscienza” … ma “per puro amore di Gesù”. Eppure siamo completamente immersi in questo sistema della meritocrazia, invenzione clericale al 100%, dove bisogna guadagnarselo, conquistare il proprio posto. Infondo tutto inizia nel Vangelo, quando i due discepoli volevano sapere chi si sarebbe accaparrato il posto d’onore vicino a Cristo, come se non bastasse mandando avanti la mamma a chiedere la raccomandazione! (cfr. il vangelo di Matteo al capitolo 20, leggi i versetti dal 20 al 28).
In effetti la storia vocazionale di Camillo ha ben poco a che fare con i percorsi di oggi, quelli belli e funzionali studiati appositamente per i bravi ragazzi delle parrocchie. Non che fosse fuori dalla Chiesa, nel XVI secolo era statisticamente difficile essere lontani dall’Istituzione Ecclesiale … non erano bei tempi per chi non si dichiarava Cristiano.
Fatto sta che Camillo era un “soldataccio allo sbraco”, un ludopatico ridotto a mendicare, avendo perso tutto al gioco d’azzardo … ma il Signore ha un progetto su di lui, nella sua misericordia infinita, dove tutto è gratuito, non per merito, gli mette a disposizione diverse risorse per uscire dalla crisi (se vuoi qualche notizia in più, visita la sezione del sito dedicata a questa storia:
https://www.pgvcamillianiroma.it/contenuti/valle-dellinferno-manfredonia/
Era un giovane forte il nostro Camillo? Oggi ci potremmo chiedere: era resiliente? Girando sul web troviamo indicazioni su questa nozione psicologica: “affronta le difficoltà con coraggio, impara dagli errori, mantiene un atteggiamento positivo verso la vita, va avanti e cresce in ogni caso”.
Insomma se stai cercando quello che vuoi fare nella vita e sei in difficoltà, per essere in grado di concludere qualcosa dovresti riconoscerti in questa definizione … magari anche con una pandemia in corso, se il partner ti ha mollato, se hai perso il lavoro, se gli esami vanno male, se la salute non c’è, se ti è morto il cane … quando sei a terra, non ce la fai, bene: DEVI ASSOLUTAMENTE ESSERE RESILIENTE.
Chiarito che questo avviene solo nei film (… anche nei bei cammini vocazionali appositamente studiati …) resta da capire come fare a orientarsi: una strada nella vita bisogna cominciare a provarla o almeno inquadrarla tra le altre.
A Camillo gli capita proprio questo, “giovane” di venticinque anni!
Attenzione, se fate un altro giro sul web scoprirete che “la vita media raggiunse i 35 anni nel Cinquecento e i 45 anni nel Seicento, con gli ultimi 5 anni di vita considerati come il periodo della vecchiaia”. Fate due conti: oggi un uomo ha un’aspettativa di vita di circa 80 anni, nel 1575 si sperava di arrivare a 40 quindi avere 25 anni … era come averne 50. Non è mai troppo tardi per trovare il meglio!
Una conversione molto adulta, inoltre passarono altri sette anni prima che cominciasse a intuire la vera strada che Dio stava tracciando per lui … una vera testa dura abruzzese! Eppure le “autostrade” del Signore non sono i nostri stretti, angusti sentieri … e menomale!
A questo punto rifletterei un attimino sulle persone chiamate dal Signore. Va bene, concordo sul fatto che ci sono anche quelli nati con evidenti segni di predilezione … ma temo che non siano i casi in ricerca di un posto nel mondo, coloro che cercano di capire se donarsi a Dio tutta la vita, che stanno perdendo il sonno perché il “discernimento” non produce i frutti sperati …
Mettiamola così, gli equipaggi di Dio sono pazzeschi, potete consultare la Bibbia. Lo stesso Gesù nel suo gruppetto di dodici amici ha inserito elementi che la pastorale vocazionale definirebbe “a rischio”. Senza complicare troppo le cose, sempre facendo un parallelo storico (ammessa e non concessa la loro liceità), il Figlio di Dio si è messo in squadra quattro pescatori (notoriamente gente di cultura raffinata … per fare un po’ di facile ironia), un traditore del popolo in combutta con gli invasori e un rivoluzionario terrorista … e questi sono sei, giusto per citare la metà del gruppo degli Apostoli!
… mi sbilancerei a considerare che per Lui valgono molto gli elementi fedeli, che hanno fiducia e sono capaci di amare, anche con il rischio di spaventarsi e fuggire. Sono persone accoglienti, in grado di sostenere gli “squilibri della vita” con carità. Sono quelli con abilità adattative: si scandalizzano difficilmente, sanno che significa agire con il cuore (cor-agere), cioè avere il coraggio e la forza di seguire il Capitano fino in fondo, fino alla fine, non ostante tutto.
Questo modo pazzesco di mettersi alla sequela di un “leader” è la caratteristica che contraddistingue chi ha un interesse differente, perché la dov’è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore! … sono quelli che riconoscono di sbagliare e chiedono scusa, restituendo la dignità e la libertà a chi l’ha perduta, perché in costantemente cammino verso la libertà dalle piccole passioni generate dall’orgoglio, dal desiderio di potere e possedere.
Parlavamo di Camillo, quando ha sganciato tutta questa zavorra, ha potuto spiegare le vele e salpare l’ancora, verso la rotta più bella che c’è: la gioia vera della vita affidata a Lui. I giorni sono luminosi anche se piove e la notte è chiara come il giorno, non ci sono più timori e ansie che possano ostacolare il viaggio … anzi è proprio l’emergere delle difficoltà, degli imprevisti, delle sfide che lo rende bello e vale la pena di affrontarlo!
… è proprio da “squilibrati” … o da “resilienti”?
Padre Umberto D’ Angelo, MI
Cappellano Ospedale San Giovanni – Roma